Al ragazzo dal rendimento scolastico altalenante, i professori rimproverano di essere discontinuo: dovrebbe studiare con ritmi costanti, evitare le troppe distrazioni che lo allontanano di frequente dai libri.
Del calciatore di talento che alterna giocate geniali a momenti di pausa si dice che è discontinuo e che se garantisse continuità raggiungerebbe ben altri e più lusinghieri risultati.
La discontinuità, pertanto, sembrerebbe un disvalore.
Tuttavia, nella convulsa fase preparatoria delle sfide elettorali per conquistare il trono di Palazzo d’Orleans, tutti i pretendenti predicano la discontinuità. Che, stando ai loro proclami, assurgerebbe a valore.
Strano, perché diversi contendenti esprimono continuità con le candidature già avanzate 5 anni fa: Musumeci, Cancellieri, Fava. E lo stesso Crocetta, messosi da parte last minute, che pretendeva di ripresentarsi all’insegna, naturalmente, della discontinuità: da se stesso immaginiamo, dopo un quinquennio di mutamento genetico (“come si cambia per non morire” canta la Mannoia). Senza dimenticare che alcuni degli assessori in pectore della prossima giunta vogliono continuare le esperienze governative maturate nel passato: Armao, pluriassessore nel governo Lombardo, prenota la sua continuità nel ramo del Bilancio, La Galla – che, dopo varie oscillazioni tra centro-sinistra, centro, centro-destra, garanzie della sua discontinuità di pensiero, si è accasato nel carrozzone di Musumeci – lotta per tornare al timone della Sanità, come ai bei tempi del regno cuffariano. Ovviamente, la compagine del centro-sinistra guidata da sua magnificenza Micari (l’appellativo gli spetta per diritto di galateo istituzionale perché rettore dell’Ateneo palermitano) rivendica discontinuità dall’attuale governo, composto però, sostanzialmente, dalle stesse forze politiche.
Vi è un po’ di confusione o è il lessico della politica ambiguo?
Lessico che tanta volte si confonde con quello sportivo. A parte l’abusato “scendere in campo”, su cui tanto si è discettato, vi è una parola magica che atleti e politici usano con stupefacente disinvoltura: “progetto”. Il calciatore che cambia casacca dinanzi a una lauta offerta di ingaggio, dice sempre di aver fatto quel passo perché convinto dal “progetto” della sua nuova squadra. Naturalmente, lo stesso non si avventura mai a precisare in che cosa consista il progetto. Il politico agita sempre un “progetto”, di cui non svela però i dettagli per paura, evidentemente, che altri possano impossessarsene fraudolentemente.
Tra due mesi esatti, l’ardua sentenza. Affidata agli elettori. Sceglieranno la continuità o la discontinuità? Questo o quell’altro progetto? Ci capiranno qualcosa o consegneranno scheda bianca costituendo la maggioranza dei “biancosi”, come nel romanzo di Saramago “Saggio sulla lucidità”?