Leoluca Orlando king maker di se stesso. Scenario degno di Stanley Kubrick

2
113
Condividi su Facebook
Tweet su Twitter


Want create site? Find Free WordPress Themes and plugins.

L’ombra di Leoluca Orlando si allunga fino a farne il king maker di se stesso, poi l’ombra svanisce per magaria, e poi riappare, con il dono risolutivo, la candidatura autorevole del rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, grande amico del sindaco di Palermo.

E domani che succederà? Per alcuni in fondo al tunnel ci sarebbe l’impossibile – a tanto si è arrivati a causa della confusione che regna nel centrosinistra – e cioè il sacrificio personale dello stesso Leoluca Orlando sull’altare della patria, la sua discesa in campo resa ineluttabile dalla necessità di salvare la Sicilia dalla invasione grillina.

Lo scenario è degno di Kubrick, Odissea nello spazio, ma rappresenta con realismo l’incubo che i capi del centrosinistra stanno vivendo, attenagliati da sospetti, ambizioni irrisolte, trappole inesistenti, frustrazioni e tanto altro.

La “illazione” di una strategia orlandiana, uscita dall’alambicco dell’alchimista malpensante, che manda avanti un nome spendibile, come Fabrizio Micari, è la esemplare conferma di uno stordimento generale, il clima che ha visto la chiamata in causa di anche personaggi come Pietro Grasso, immaginando che il Presidente del Senato potesse abbandonare la seconda carica dello Stato per assumere sulle sue spalle la regione più sgarrupata del pianeta.

Siccome anche le illazioni hanno bisogno di credibilità , il ragionamento che conduce a Leoluca Orlando parte del sospetto che facendo il nome, ripetiamo spendibile, di Fabrizio Micari, il sindaco abbia le carte in regola per ottenere ascolto, senza correre il rischio di…arrivare in porto, che cioè la candidatura da lui suggerita, Micari, vada in porto.

Se così fosse, è la logica tortuosa, il sindaco non avrebbe speso pubblicamente il nome, bruciandolo all’istante, ma se lo sarebbe tenuto in serbo lasciandolo alla valutazione del tavolo decisionale, al momento opportuno. Insomma Macron non sarebbe Micari, ma Orlando.

Partita a scacchi, strategie sofisticate, giochi spregiudicati, una dose di cinismo ragionevole, e un futuro, ormai molto prossimo, incerto, in cui ogni cosa e il suo contrario non coglierebbe alcuno alla sprovvista.

Altro elemento degno di considerazione, per chi suppone, strumentalmente, l’ipotesi Orlando, è un precedente emblematico della capacità del sindaco di raggiungere al risultato voluto attraverso una serie di “mosse” che nascondono l’obiettivo prefisso. Il precedente illuminante si sarebbe svolto nel 2012, quando Leoluca Orlando tornò in sella, stravincendo le elezioni. Non avrebbe dovuto essere lui il candidato ma Rita Borsellino, che però fu battuta alle primarie del centrosinistra. Arrivarono i carabinieri ai gazebo, intervennero anche le toghe – con provvedimenti di cui oggi si sa poco o niente – e si creò l’ineluttabile necessità di battere i “mestatori” che avevano inquinato la corsa delle primarie per evitare che fossero loro a mettere le mani su Palazzo delle Aquile con prevedibile nocumento per la città di Palermo. Orlando Salvatore della patria, allora. E oggi Fabrizio Micari, come replica della candidatura, abortita, di Rita Borsellino.

Quanti si sono impegnati a realizzare questo improbabile scenario contorto non mancano di sottolineare che per il rettore Micari il danno è emergente. Coloro che hanno sostenuto la sua elezione al rettorato si sentirebbero traditi e coloro che, invece, stanno dalla parte del predecessore, Roberto Lagalla, non sarebbero affatto felici di dovere pescare nello stesso mare nell’ipotesi di un duello “in famiglia” all’interno dell’Università di Palermo.

 

 

Did you find apk for android? You can find new Free Android Games and apps.


2 Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome:

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.