Funerali con applausi e fischi, non si…salvano nemmeno i morti

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Governo applaudito, opposizione dem fischiata. I funerali delle vittime del crollo di Genova hanno polarizzato l’attenzione dei media e concesso delle fishes importanti ai rappresentanti del governo, premiati per la loro intenzione di farla pagare ad Autostrade per l’Italia, concessionaria del Ponte Morandi. Eppure ci sono testimoni che la raccontano diversamente. “Una ridotta claque di leghisti e grillini ha applaudito i due lider minimi e i media e i social raccontano che è stata un’ovazione, che il funerale era una passerella farsesca, e non è stato così, l’ho visto coi miei occhi. Quando sullo schermo apparivano Salvini e Di Maio i migliaia presenti smettevano di applaudire, gli applausi sono stati solo per i vigili del fuoco e per l’imam. Tutto è falso, falsificato, manipolato, sporcato,non ci sono più regole, non c’è più verità. neanche quella che avevi davanti agli occhi”.

Com’è andata, forse non lo sapremo mai. Pur se la claque fosse stata organizzata, non la si potrebbe ignorare. Basterebbe una narrazione più attenta e puntuale. Ma è una utopia. Non possiamo credere nemmeno alle telecamere, a quanto pare.

Affrontiamo dunque la questione su un orizzonte più ampio, per cercare di farci una idea. Gli applausi ai funerali sono un costume italiano. Altrove si preferisce il silenzio o la banda musicale. Come a New Orleans, è così che è nato il jazz, c’erano anche siculi americani della partita. Ma questa è un’altra storia.

Spartiti allegri, che rincuorano, consolano ed accompagnano il caro estinto con il ricordo dei giorni lieti vissuti da amici e congiunti. Preferisco comunque il silenzio, il raccoglimento composto, ma capisco chi batte le mani. Lo fa per offrire l’ultimo omaggio ad una persona cara: la folla che applaude diventa per un momento una comunità dolente di uomini e donne legati dall’apprezzamento verso il defunto.

Le mie perplessità sugli aplausi sono alleviate dalla comprensione dall’omaggio cortese, dal moto di affetto che esprime l’ultimo saluto plaudente. Ma il resto è intollerabile. Applausi e fischi alle autorità che partecipano alle esequie. I funerali divengono uno strumento per provocare dissenso o invocare consenso attorno al leader ed al suo schieramento politico, profittando dell’evento, che richiama telecamere, giornalisti, persone comuni a frotte. Uno spettacolo ad uso e consumo dei partecipanti “illustri”. Per alcuni passerella, per altri gogna.

L’informazione non può ignorare né gli applausi né i fischi, perché le telecamere le hanno testimoniate e non darne notizia, significherebbe una inammissibile omissione. Ma non può raccontare con superficialità le cose come stanno.

Altrimenti il contesto aguzza l’ingegno dei furbi, manda in prima linea gli approfittatori, regala consenso o dissenso a seconda del “trattamento” ricevuto. Organizzare la claque, la contestazione, i fischi, rumorosi e prolungati, è infatti un gioco da ragazzi. Basta affidare a quattro gatti l’incarico di applaudire o di fischiare e nasce la notizia. Buona per i network nazionali. La linea editoriale delle varie testate fa il resto, scegliendo come rappresentare lo spettacolo attraverso una impaginazione opportuna del servizio. Niente è lasciato al caso. Quei pochi istanti sulla tv o streaming valgono più di mille comizi, centomila strette di mano, un milione di “comparsate” (presenze).

“Siamo precipitati in un orribile circo orwelliano che mi sconvolge”, scrive la testimone indignata dalla manipolazione dell’episodio.”Ai funerali di ieri quattro scemi si sono fatti il selfie con Salvini e Di Maio in mezzo a migliaia di persone disperate, in silenzio, in preghiera, piangenti, ma i media e i social riprendono e rilanciano ossessivamente solo i quattro scemi suddetti.”

L’indignazione della testimone è ragionevole, se è vero che bastano quattro scemi per cambiare il senso delle notizie nei telegiornali. Ma non modifica di una virgola l’ordine delle cose. Abbiamo tutti quanti il dovere di capire che cosa si muove dietro le quinte, chi tira i fili.

Lo strumento più vero per antonomasia – la tv, che mostra le cose come sono – può trasformarsi nel più falso e insidioso. Ci propone la folla o i quattro gatti, la claque o i fischi, la qualità e l’ampiezza della protesta o del consenso, senza tradire la verità.

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