La 104 è una legge di grande civiltà sociale, un bell’esempio di welfare, di cui potremmo essere orgogliosi perché cittadini di un Paese che ha grande rispetto per i meno fortunati. Richiede costi notevoli perché sia utilizzata. Sono costi che affronta lo Stato, cioè tutti noi, e nei casi specifici tanti cittadini-lavoratori che con il loro impegno, quotidianamente, sostituiscono coloro che sono impegnati nella assistenza di persone gravemente malate.
E’ un esercito silenzioso fatto di persone abituate a servir tacendo, tirano la carretta, sempre ed ovunque. A questa schiera appartengono i contribuenti del fisco, che per amore e per forza, pagano vuoto per pieno servizi pubblici che talvolta lasciano a desiderare o non vengono erogati.
In questo calderone di gente per bene vegetano i “furbetti”, autentici mascalzoni: rubano denaro e impegno ad altri, giorno dopo giorno, approfittando del resiliente liberismo omertoso, “tanto non fanno male a nessuno”.
Si trovano negli scranni del Parlamento, negli uffici pubblici, nelle fabbriche, nelle scuole, ospedali ecc, e fanno pagare le loro carognate agli altri, amici cari e parenti compresi.
Per questa ragione è una buona cosa che il Presidente della Regione, Nello Musumeci, abbia scelto di additare al pubblico ludibrio gli insopportabili furbetti della 104, come personaggi da punire e perseguire, peggiori dei cosiddetti furbetti del cartellino (anche loro sanguisughe) .
Musumeci ha citato casi in cui i portatori sani della 104 hanno coronato il loro sogno di lavorare di meno, alle spalle dei colleghi, grazie ad un’adozione. Hanno cioè pescato un genitore nuovo, abbastanza malato da richiedere l’assistenza costante e “familiare”.
Se all’adozione seguisse anche la generosa assistenza, amen, sarebbe perfino un atto di generosità, ma non è così: l’adozione serve ad allungare la misura del tempo libero magari per fare un altro lavoro, rigorosamente in nero, anche questo a spese dell’erario e di coloro che lo cercano, il lavoro, senza trovarlo. Il furbetto s’insinua ovunque ed instaura un circuito malavitoso, sopportato con manica larga perché “tanto non fa male a nessuno”.
Non sappiamo perché Musumeci abbia denunciato i furbetti della 104 piuttosto che le altre sacche di spreco, non sappiamo nemmeno se la denuncia abbia anche il compito di spezzare uno stallo politico, che vede uomo della tempra e del vigore di Musumeci, diventare ostaggio di un contesto scivoloso, di personaggi fumini disinvolti e non reggimentabili come Cateno De Luca e Vincenzo Figuccia, e di alleati instabili come il Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè.
Ci ha provato anche il suo predecessore, Crocetta, a spezzare il muro dell’omertà “di massa” nell’impiego pubblico e para-pubblico, ma con risultati vicini allo zero a causa del carattere estemporaneo delle iniziative e della solitudine di Palazzo d’Orleans.
In questa circostanza, la 104, uno dei sindacati confederali, l’Uil, con il segretario Barone, ha espresso un consenso inequivocabile. E’ una novità.Un passo avanti per non offrire coperture a furberie non più tollerabili.
La denuncia dei furbetti della 104, è sacrosanta, a patto che ad essa segua un’azione di pulizia. Il Codacons ha annunciato un esposto alla Procura. Il lavoro di scandaglio non si presenta facile, ma è sicuramente di grande utilità sociale.
Musumeci negli ultimi dieci anni dove è stato? Parecchi dipendenti regionali con questi escamotage con la legge 104 sono andati in pensione. Questo solo nella Regione Sicilia.