1/ Lele Scieri come Giulio Regeni. Ammazzato in una caserma dell’esercito 17 anni fa. Ora la verità

0
25
Condividi su Facebook
Tweet su Twitter


Want create site? Find Free WordPress Themes and plugins.

Abbiamo avuto, ed abbiamo ancora, il nostro caso Regeni. La vittima è Emanuele Scieri, ucciso in una caserma della Folgore a Pisa. A casa nostra e non in Egitto: fu precipitato da una scala e, ferito ormai in fin di vita, non fu soccorso. Avrebbe potuto essere salvato? Lasciarono che morisse dissanguato, non volevano che sopravvivesse. Il nonnismo non c’entra. C’è dell’altro, e verrà fuori. Il delitto si è consumato in un contesto di violenza e di affari oscuri, nella caserma Gamerra si spacciavano sostanze stupefacenti.

Lele Scieri era giunto presso la Caserma Gamerra da appena 24 ore, ma aveva già manifestato la sua diversità, comportamentale e culturale. Potrebbe essere stato testimone dello spaccio e costituire un pericolo. E’ una delle ipotesi, plausibile. Spiegherebbe il movente del delitto, la sua efferatezza. Durante il trasferimento dal Car alla Caserma, in bus, aveva subito, come gli altri, il supplizio del nonnismo: 13 agosto, per l’intero tragitto, riscaldamento acceso, posizione della sfinge sul sedile. Una tortura raffinata.  Lele Scieri non aveva “gradito”? La sua educazione e la sua natura erano diverse. Né muscoli né machismo. Un corpo estraneo.

Giustizia per Lele hanno urlato a Siracusa per 17 anni. Non c’è stata per Lele la stessa nobile mobilitazione che ha suscitato Giulio Regeni, ma l’efferatezza del crimine, l’omertà dei servitori dello Stato, i tentativi di annacquare i fatti prima e di seppellirli poi, inducono a considerare altrettanto grave e orribile la morte del militare siracusano, coetaneo di Giulio Regeni e come lui brillante professionista e uomo dabbene.

L’esercito non è più lo stesso, la cultura militare è cambiata. Il delitto è maturato in un contesto storico che non può essere addebitato alla Difesa, oggi. E’ cambiato il mondo dei militari italiani, che sono volontari e professionisti, Scieri obbedì all’obbligo di leva. Il successo delle investigazioni della Commissione d’inchiesta presieduta dall’onorevole Sofia Amoddio, si deve, oltre che alla caprbietà ed all’acume investigativo della Presidente anche alla collaborazione del Ministero della Difesa e della Procura presso il Tribunale di Pisa, intenzionati a scoprire la verità e fare giustizia.

Fatta questa doverosa considerazione, resta l’orribile delitto di un ragazzo per bene, restano le colpevoli omissioni di alti ufficiali, restano i malandrini che hanno profittato della divisa e della “normalità” di comportamenti violenti, tollerati oltre misura, per sopraffare i loro commilitoni e, probabilmente, imporre una mafia da caserma. Colpe e responsabilità su cui dovrà pronunciarsi la Procura di Pisa, cui Sofia Amoddio ha consegnato la dura relazione sulle indagini svolte. Alcune parti della relazione sono stati secretate perché è in corso l’istruttoria e l’anticipazione di notizie potrebbe danneggiare l’esito del lavoro dei magistrati.

La Relazione della Commissione, approvata dalla Camera, resta un documento prezioso. La riapertura del caso da parte della Procura di Pisa ne segnala la rilevanza e il carattere di eccezionalità.

In base alle risultanze investigative, si legge nella relazione, devono escludersi tutte le ricostruzioni del tragico evento del 13 agosto 1999 che la catena di comando della Folgore «suggerì» nel 1999 alla stampa, ovvero che Emanuele Scieri si era suicidato oppure che era voluto rimanere da solo…per provare la sua efficienza fisica scalando la struttura metallica, in quanto da lì a qualche giorno doveva iniziare il corso di paracadutista. Tutte ipotesi ribadite anche nel corso delle audizioni in Commissione da parte dei vertici militari. Il presupposto su cui si fondano le richieste istitutive della Commissione d’inchiesta, avverte la Presidente Amoddio, é l’insoddisfacente epilogo delle inchieste giudiziarie, chiuse tutte con decreti di archiviazione e l’esigenza di procedere all’accertamento della verità ed all’individuazione degli eventuali responsabili della morte di Emanuele Scieri. Una domanda di giustizia portata avanti con dignità dalla famiglia di Scieri, dal comitato verità  e giustizia per Lele che negli anni non si è mai sopita”.

Poche righe, quanto basta tuttavia per cogliere la rilevanza di una vicenda giudiziaria che non ha precedenti nella storia parlamentare italiana: fino al 6 dicembre del 2017 non si era mai verificato che una Commissione parlamentare d’inchiesta giudicasse prive di fondamento le investigazioni dei comandi militari e lacunose le indagini svolte dalla magistratura, tutte concluse con l’archiviazione dei reati ipotizzati, dall’omicidio colposo all’omicidio preterintenzionale, scagionando sia la catena di comando quanto i presunti colpevoli.

Ci sono voluti diciassette anni per riaprire il caso, due dei quali dedicati con ammirevole impegno, alla ricostruzione dei fatti da parte della Commissione.“Un lavoro puntale ed approfondito che, con l’acquisizione di quasi seimila pagine di documenti e l’audizione di 45 persone, ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso”, sottolinea corgogliosamente Sofia Amoddio.  “La Commissione ha scoperto dettagli sul clima generale che regnava nella caserma Gamerra di Pisa all’epoca dei fatti evidenziando la natura delle pratiche, il tipo di relazioni che venivano a stabilirsi tra anziani e reclute, il ruolo dei caporali e l’atteggiamento e la mentalità dei militari e le risposte date dai comandanti a livello di corpo e di brigata. Inoltre – conclude Amoddio – abbiamo accertato che alla Gamerra avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.

(Continua)

Did you find apk for android? You can find new Free Android Games and apps.


LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome:

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.