Samantha e Lucia candidate per il Pd in Sicilia? Raciti si guarda attorno

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Il Nazareno ha una grande pensata, proporre personaggi della società civile che godono di consenso, prestigio, attenzione, amati e apprezzati dall’opinione pubblica. Ma è una pensata comune a tutti i partiti, chi non vorrebbe nomi che acchiappano voti a prescindere dal partito per il quale corrono? E poi c’è un altro guaio, anzi due guai: il primo è provocato dal Rosatellum che ha cancellato, quasi, i collegi sicuri, e che quindi non possono essere offerti ai personaggi-immagine, come comodo viatico per entrare in Parlamento. Il secondo guaio? Lo stand by è nutrito, ci sono parlamentari uscenti che non hanno demeritato, capi corrente che non possono essere messi da canto e impegni che vanno rispettati. Insomma la pensata è buona, realizzarla è complicato.

Fatta questa premessa, che riguarda tutti i collegi italiani, diamo uno sguardo alla Sicilia, dove i problemi di approvigionamento per il gruppo dirigente PD si moltiplicano in modo esponenziale per via dei magri risultati elettorali, delle intese maturate durante la campagna elettorale per le regionali e della conflittualità permanente, esasperata dalla geopolitica siciliana(catanesi e siracusani hanno la baionetta in canna).

In questo contesto arriva, come una nuvola grigia, la voce secondo la quale all’Isola, magra di soddisfazioni per il Nazareno, potrebbero essere assegnate due missioni: creare spazio per Lucia Annibali, l’avvocata vittima dell’acido, e Samantha Cristoforetti, celebre astronauta, amatissima dagli italiani.

Sul loro valore – come rappresentanti della società civile e come donne – non ci piove. I dem siciliani ne guadagnerebbero sicuramente in immagine, ma si tratta pur sempre di un lusso, una trasfusione di sangue che arriva da un “corpo” esangue, e quindi un impoverimento delle già esigue opportunità.

C’è intanto chi auspica un ritorno alle regole, per intanto, in modo da dare voce alle istanze locali e assumere decisioni collegiali per le candidature, sulle quali poi chi sbaglia, si prende le responsabilità politiche degli sbagli. Ma Fausto Raciti appare restio a mettere in moto i meccanismi statutari per evitare che la pentola, che ribolle, faccia saltare il coperchio, provocando danni immensi in piena campagna elettorale.

Dal mese di novembre – è un dato di fatto – non si riunisce la direzione del partito in Sicilia, e si sta per ripetere, manu militare, quanto è accaduto per le candidature regionali. I veleni delle regionali, dunque, non sono stati smaltiti, si è preferito nascondere la polvere sotto il tappeto. E’ una specie di limbo nel quale può succedere di tutto, con conseguenze inenarrabili.Nel centrodestra c’è invece aria di mobilitazione. Non è aria di festa, serpeggia il nervosismo, una specie di assalto alla diligenza, in previsione di un ritorno ai successi elettorali, trascinati dal risultato delle regionali.

Nello Musumeci muove intanto i primi passi, il suo mestiere finora l’ha fatto nel campo opposto, l’opposizione. Ora deve misurarsi con i problemi e governarli. Un’altra musica. In più deve guardarsi dal fuoco amico e dalla presenza, tra le sue truppe, di battitori liberi che, come Vincenzo Figuccia, si dedicano a una opposizione dura e pura.

Comunque, niente di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Come dice il poeta.

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