Intervista. Firetto, Agrigento. Il partito dei sindaci non c’è, ma è come se ci fosse

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E’ prematura parlare di un fronte dei sindaci, ma non v’è dubbio che trovandoci in prima linea, noi sindaci siamo tutti dalla stessa parte…”

Lillo Firetto, sindaco di Agrigento, un primato di consensi come sindaco di Porto Empedocle, è uno dei ventuno sindaci che hanno firmato un documento con il quale hanno fatto sapere che le liste proposte a rimorchio della candidatura di centrosinistra non rappresentano il territorio. E’ una sconfessione delle liste, così come sono state proposte, e promosse da Leoluca Orlando, che le ha evocate e annunciate.

“La questione non è tanto politica. Noi sindaci siamo in prima linea e abbiamo bisogno di interlocutori affidabili a Palazzo dei Normanni. Non vogliamo passare come quelli che hanno mandato le loro truppe cammellate nel Parlamento regionale, mentre non c’entriamo niente…”

Non è rinato il partito dei sindaci, dunque?

“I sindaci non saranno mai un partito, rappresentano la responsabilità, il governo locale, un pezzo di Stato. E se poi dovessimo stare tutti dalla stessa parte, non saremmo che la rappresentanza del territorio…Certo è che siamo in prima linea, siamo l’emergenza, la dead line…”

 

Che cosa vi ha convinto della necessità di smarcarvi alla vigilia del voto?

“Nessun obiettivo politico, abbiamo esercitato il diritto di comunicare come stanno le cose, ad evitare di trovarci coinvolti in scelte che non ci appartengono come sindaci. Il civismo è una cosa seria, pretende una strada diversa da quella imboccata, richiede la partecipazione. Come sono state fatte le liste dei territori? Come sono stati scelti i candidati? Quali processi di partecipazione si sono instaurati? ”

Che cosa vi assilla maggiormente?

“I precari, i trasferimenti delle risorse, la nostra capacità impositiva vicina allo zero, i rifiuti”

Siete i frangiflutti, avete il compito di rassicurare, ascoltare assumervi responsabilità…a mani vuote. E’ questo il problema?

Esattamente, prendiamo il ciclo dei rifiuti. Schizofrenia vera e propria. Rispondiamo dell’avvio della differenziata, ma le stazioni di compostaggio dove sono? Altra questione, il ciclo delle acque. Sanzioni comminate alla Regione. Non ci sono i depuratori che funzionano e tutto finisce a mare. C’è una urgenza, che non richiede risorse, ma collegamento con il territorio. La Regione deve confrontarsi con i bisogni della gente, con la realtà dei territori. Non è politichese, ma bisogni concreti. Servizi da assicurare, qualità della vita da promuovere, economia da sviluppare”

Quali sono gli ostacoli più difficili?

“Temo l’astensionismo, il populismo, il sovranismo. Tutti gli ismi che distraggono dai problemi, manipolano la realtà. Mi ha impressionato il dato che veniva fuori da un sondaggio di Demopolis, il 26 per cento dei siciliani non sa che il 5 novembre si vota. Incredibile”.

Che cosa vi lascia in eredità la legislatura regionale che si sta concludendo?

“L’elenco sarebbe lungo. Faccio un solo esempio, la disabilità. Com’è stato risolto il problema? Trasferendolo ai comuni senza assicurare le risorse necessarie per affrontarlo.”

A che cosa dovete aggrapparvi per voltare pagina?

Turismo e agricoltura. Una politica turistica disegnata per il territorio. Ma c’è altro che ci assilla, la povertà. I sindaci la guardano in faccia ogni giorno, non la leggono nelle relazioni. Ed è frustrante sentirsi impotenti”

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