“I partiti litigano sulle poltrone e noi ci prendiamo la Sicilia. Nessuna alleanza dopo il voto”, proclama il candidato del M5S alla presidenza della Regione Siciliana, Giancarlo Cancelleri, in un’intervista alla ‘Stampa’. E quando l’intervistatore gli ricorda un incidente di percorso che ha probabilmente danneggiato il Movimento alla vigilia del voto amministrativo i Palermo, Cancelleri alza le spalle: “Lo scandalo firme false? Un innocuo scivolone”.
“Prendersi la Sicilia” è una espressione che non era stata mai usata da Cancelleri. Non solo sull’altare del fair play, ma è nelle corde di Beppe Grillo e del suo cerchio magico, perciò non sorprende. Mostrare sicurezza e scommettere sulla forza e sulla determinazione pare che paghi sull’elettorato più intransigente e voglioso di cambi rapidi. Non solo di uomini, ma di comportamenti, progetti, priorità sulle cose da fare.
Cancelleri non si limita tuttavia a declamare ai quattro venti la sua fede nel Movimento e le sue straordinarie possibilità sul terreno del consenso, ma mostra una inesauribile fiducia sull’esito trionfale della campagna elettorale. Non prevede infatti di vincere, ma di stravincere, tanto da annunciare un solenne impegno politico:il M5S non si alleerà con alcuno all’Assemblea regionale siciliana. Prendere la Sicilia significa dunque per Cancelleri avere Palazzo d’Orleans, la Presidenza della Regione, e Palazzo dei Normanni, la maggioranza nel Parlamento regionale, 36 deputati su settanta, quanti saranno, con la nuova legge costituzionale, i componenti dell’Ars nella prossima legislatura.
Se il primo obiettivo è alla portata del M5S, il secondo invece non lo è affatto, anzi. Ma anche in questo, non soltanto nei toni dunque, Cancelleri esegue un copia e incolla delle pratiche di Beppe Grillo e Casaleggio (padre e figlio). La scelta è solo comunicazionale, naturalmente; prevale la necessità di privilegiare la diversità, la unicità del Movimento, la sua irripetibile esistenza nel panorama politico.
Ci provò anche il Pci fino a che i fatti non imposero a Enrico Berlinguer di far convivere la diversità con il compromesso e di privilegiare la governabilità, assumendosi la responsabilità, difronte al popolo, di rappresentare una forza di governo e non solo di opposizione. E’ proprio qui che sta la contraddizione: il governo delle istituzioni – esecutivo e Parlamento – impone il dialogo, il patteggiamento, il compromesso, la mediazione, l’alleanza ( variabile o fissa) inevitabile. L’impegno a far da soli, che Cancelleri assume difronte all’elettorato alla vigilia del voto di novembre, dunque non è realistico. Il primo a saperlo è lo stesso Cancelleri.
Da quanto i Grillini hanno stravinto a Roma, ho considerato sempre più seriamente la possibilità che la prima regione che essi conquisteranno sarà la nostra.
Oggi, grazie a questo teatrino dei partiti sulla scelta dei nomi a candidato alla Presidenza, che vede attori protagonisti Orlando e Micciché e tante comparse tra le quali spiccano Alfano e Raciti, penso che le possibilità di Cancelleri siano sempre più in aumento.
Attenzione però ai siciliani che voteranno, vorrei far presente che essi non sopportano i GRADASSI che sottovalutano gli elettori e la loro scelta finale e non sopportano nemmeno chi pensa di poter essere autosufficiente.
Cancelleri e i suoi Compagni sono avvertiti, se non presenteranno un programma credibile e realizzabile e continueranno a dichiararsi autosufficienti, cioè senza bisogno di stringere alcuna alleanza, la notte del 6 Novrembre anche loro potrebbero avere una grossa sorpresa dallo spoglio delle schede dei votanti!!!