Le trame del destino sono imponderabili e misteriose: il Palermo potrebbe decidere la sorte del Crotone, o dell’Empoli, nell’ultima giornata di campionato. Giusto come avvenne al Verona lo scorso anno.
Il Verona disputò l’ultima partita al Barbera e fu sconfitto. Ma si battè come un leone ferito, com’era giusto. La sconfitta del Verona regalò al Palermo la permanenza nella massima divisione. Oggi, sarebbe più corretto dire che ne prolungò l’agonia, perché la lezione dello scorso anno – i rosanero ebbero dalla loro parte una buona dose di fortuna ed un manipolo di senatori che decise di vendere cara la pelle – non è servita a niente (il patron, Zamparini, aveva deciso che era arrivata l’ora di levare le tende).
L’ultima giornata di campionato regala un bis, arriva al Barbera l’Empoli, unica compagine che può essere superata, per come stanno le cose oggi, dal Crotone. Il Palermo, dunque, non può far niente per sé ma, come il Verona nel passato campionato, può decidere del destino altrui.
Capita tante volte anche alle persone. Nella vita avviene spesso che i nostri comportamenti incidano sulla sorte degli altri, quanto e se non di più, delle volte che decidono di noi stessi. Basta un nonnulla perché il destino prenda una strada diversa.
Una partita di pallone non è la vita, ma ci ricorda, in modo esemplare, come stanno le cose. E’ la sua metafora.
Che fare, dunque, quando abbiamo nelle mani il destino altrui? Cercare di non prendervi parte? Impossibile, ciò che si può fare è comportarsi come se quella responsabilità non fosse caduta sulla nostra testa. Nel caso in specie giocare la partita di calcio – come la partita della vita – rispettando se stessi. E’ l’unico caso in cui rispettando se stessi, si rispettano gli altri.