La consacrazione della meridionalizzazione delle Forze dell’ordine, ed in specie di una polizia fatta da picciotti del Sud, la si ebbe con il film di Elio Petri, nel 1970, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il commissario che si sentiva padreterno parlava con un gustoso ed arrogante irripetibile linguaggio sudista, la cantilena siciliana e qualche inflessione d’oltre stretto. Gian Maria Volontè, prima di Montalbano, ma lontanissimo dal protagonista dei racconti di Andrea Cammilleri, fu il perfetto prototipo di uno stereotipo che ormai faceva parte della visione del mondo negli anni settanta.
Non successe niente, ovviamente. Lazzi e frizzi, nulla di più. Fino alla fine degli anni novanta. Con la settentrionalizzazione della politica, legata alla nascita della Lega Nord e alla canotta di Umberto Bissi, la presenza di troppi meridionali nelle forze di polizia divenne un “problema”, ma fino a un certo punto. L’arruolamento non era una politica dei governi; i picciotti delo Sud avevano bisogno di lavorare e non avevano molte alternative. Magari qualcuno avrebbe preferito industriarsi altrimenti…
Ci avrebbero pensato i fatti ad allontanare il problema: ogni volta che c’è da piangere qualcuno fra le forze di polizia, sono le famiglie del sud in lacrime, sia che i picciotti indossino la divisa degli agenti di PS, carabinieri, Guardia di Finanza o Esercito.
Che facessero il loro dovere, tuttavia, e fossero bravi, almeno quanto gli altri, non l’ha detto mai nessuno. Quel che è accaduto a Sesto San Giovanni, nel Milanese, apre uno spiraglio. Quel giovanotto di Canicattini Bagni che ha fatto fuori il terorista tunisino è stato bravo e lesto. Roba da western. Il suo compagno subisce un propiettile a bruciapelo, e lui lo “ferma” con due colpi, di cui uno mortale all’altezza del costato, che lo hanno fatto spirare in dieci minuti.
Così è morto Anis Amri, il terrorista di Berlino, secondo il dettagliato racconto di Roberto Guida, vice questore aggiunto e a capo del commissariato di Sesto San Giovanni. Sono le 3.08 del mattino della notte scorsa quando la volante del commissariato, proprio davanti alla stazione ferroviaria di Sesto, vede “questa persona sospetta di origine maghrebina”, spiega Guida in conferenza stampa. I due agenti sono Luca Scatà e Christian Movio, fermano Amri, che è senza documenti ma “parla un buon italiano con accento straniero”.
Una volta chiesto di svuotare lo zainetto, il terrorista, tranquillo, estrae la calibro 22 “con mossa repentina e inattesa” colpisce Movio alla spalla. Nonostante sia ferito, l’agente prova a tirare fuori la pistola, sparando un colpo, ma Amri è già dietro la volante per nascondersi e forse “riuscire a freddare gli agenti”. A quel punto, il 29enne Scatà, agente in prova, fa il giro della macchina e risponde al fuoco, sparando due colpi. “L’esame autoptico ci dirà quale organo è stato colpito in modo mortale”, conclude.
“Terrore in Germania. E’ finita”: la scritta è apparsa a caratteri cubitali sul sito della Bild non appena si è avuta conferma della fine della fuga di Anis Amri. Tutti i siti tedeschi hanno seguito la vicenda, molti con l’aggiornamento ‘Live’ in diretta che ha permesso di pubblicare tutti i dettagli. “Amri ucciso in Italia, cosa sappiamo e cosa non sappiamo della sua fuga”, si legge su Focus. “Presunto terrorista ucciso. Il governo federale sollevato dopo la morte di Anis Amri”, titola la Berliner Zeitung.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto al ministro dell’Interno, Marco Minniti, di far pervenire le sue più vive congratulazioni ai due agenti della Polizia di Stato, Cristian Movio e Luca Scatà, per la professionalità e il coraggio dimostrati. Apprezzamenti sono venuti dalla Cancelliera Merkel. L’uccisione di Anis Amri a Milano è stata un “incredibile successo”, ha detto il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, commentando l’operazione della polizia italiana. Ma non è tutto: è in arrivo per i due agenti, uno di Udine e , l’altro siciliano, una Medaglia d’oro della Regione Lombardia.
L’orgoglio meridionale sarebbe fuori posto. Il Prefetto di Milano, commentando l’evento, ha osservato, giustamente, che i due agenti non sono degli eroi, ma uomini che indossano in modo esemplare la loro divisa. E non, aggiungiamo noi, per avere ammazzato un un pericoloso criminale che ha aveva provocato morte e lutti e spaventato mezza Europa, ma perché hanno fatto bene il loro lavoro. Hanno visto un giovanotto nella notte dalla loro volante, ed hanno deciso di controllare le sue generalità. Sono i piccoli gesti di persone normali che fanno la differenza. Se facessimo tutti il nostro dovere come quel giovanotto di Canicattini Bagni, staremmo tutti meglio.
La meridionalizzazione, la settentrionalizzazione… e si continua con i luoghi comuni… sono tutti italiani. E per quanto riguarda questi due ragazzi diciamo pure che hanno avuto un po’ di sangue freddo e una gran botta di culo. Uno non avevano idea che quel pazzo fosse il terrorista di Berlino due quel pazzo avrebbe potuto far fuoco ben prima… Eroi un po’ per caso, ma va bene così
quanto siete provinciali come giornalisti. Sembra un quotidiano on line di un paesino sperduto del centro sicilia non di Palermo. Ma cosa scrivete??
Ha ragione siamo provincialissimi, abitiamo in un paese sperduto, dove però tutti vengono a farsi gli affari loro (petrolio, gas, telecomunicazioni, basi militari, prodotti chimici ecc). In più si sproloquia quando i meridionali mostrano le loro fragilità e lacune,ma quando fanno bene il loro lavoro, c’è qualcuno che, come lei, sbuffa infastidito. I conti non tornano, abbia indulgenza, non costa niente; tra l’altro è Natale, bisogna essere buoni