(essepi) “Mercoledì inizieremo gli incontri, entro la settimana chiuderemo la prima fase, abbbiamo trovato finanziatori ed investitori, Termini Imerese non perderà un solo posto di lavoro, anzi aumenteremo la base occupazionale”.
Rosario Crocetta è sicuro di sé. Ha appena “chiuso” l’accordo con l’Eni per la raffineria di Gela, e gli piace ricordare che prima di Gela è toccato a Siracusa (“la prospettiva è cambiata radicalmente anche lì”). Sulla politica industriale del suo governo non lascia spazio a perplessità e dubbi. “Abbiamo un approccio diverso che in passato, l’affaire Termini Imerese non l’abbiamo affrontato come i miei predecessori. Non ho voluto che che fosse un’azienda o un solo finanziatore-investitore, l’interlocutore, ma ho diversificato, in modo da non farci ingabbiare, non entrare in un imbuto….”
Mi pare che confidi molto sul lavoro già fatto.
“La diversificazioni delle fonti regalerà anche delle opportunità a cascata: sarà possibile una maggiore mobilità, flessibilità fra le aziende che si insediano nell’area industriale di Termini”
Il mantenimento dei livelli occupazionali riguarda lo stabilimento o comprende anche l’indotto?
“Certo, anche l’indotto. Le aziende che investiranno e si insedieranno, avranno bisogno dell’indotto, confido molto in questa prospettiva”.
Chiuso il discorso con la Fiat?
“Non chiudo nessuna porta”
Il governo riuscirà a stare al passo con i tempi così stretti, la fine di dicembre?
“Quando avrò il piano di investimenti pronto, il governo nazionale non potrà non concedere la tempistica tecnica necessaria, avremo un prolungamento della cassa integrazione. La cosa più importante è che entro la settimana sarà tutto chiaro. Crede che siano chiacchiere?”
No, non lo sono. Le realtà industriali siciliane sono in crisi. La stessa pprospettiva industriale non gode di buona immagine.
“C’è un pregiudizio, perché è associata all’inquinamento, all’insalubrità, allo sfascio dell’ambiente, alle malformazioni. È cambiato molto, bisogna prendere atto che i presidi di sicurezza per la salute sono rassicuranti. Il punto è un altro: la valutazione va fatta sulla base di un quadro complessivo. Non basta la proposta occupazionale. L’industria come tale non fa sviluppo, la stessa occupazione non è sviluppo, se avviene a scapito di ingenti risorse, di guasti ambientali, di pericoli per la salute. Ed è questo quel che stiamo facendo: a Siracusa, a Gela, a termini Imerese ed altrove. Un salto di qualità”.











