Quanto pesano le mafie sull’economia del territorio? Cerca di dare una risposta un ponderoso studio commissionato dal Ministero dell’Interno al Centro universitario “Transcrime” dell’Università Cattolica di Milano. Emerge che la mafia siciliana, un tempo dominante anche Oltrestretto, perde colpi mentre sempre più pervasiva si fa l’azione della camorra campana e, soprattutto, della ndrangheta calabrese. Anche Oltralpe la ndrangheta va per la maggiore. E’ di due giorni fa l’intervista del corrispondente Rai a Berlino Marco Varvello al Capo della polizia tedesca il quale ammette che “metà dei traffici criminali nel mio paese è in mano alla ndrangheta”, ormai lanciata alla conquista della ricca Germania con operazioni d’ogni sorta e lavaggio di fiumi di denaro sporco.

Lo studio “Transcrime” ha definito un parametro di misura chiamato “Ipm” (“Indice di presenza mafiosa”) che rileva come camorra e ndrangheta intaschino il 70 per cento dei ricavi delle organizzazioni criminali. Con clamorose, ma non inattese, sorprese. Quasi il 50 per cento dei ricavi della ndrangheta proviene dalle regioni del Nord-Ovest. Milano e Lecco risultano la seconda e la terza provincia dopo Reggio Calabria per numero di imprese sequestrate.

Per quanto riguarda la ndrangheta, che rappresenta la principale organizzazione criminale del nostro paese, i ricavi provengono dalla Calabria per il 23 per cento, dal Piemonte per il 21, dalla Lombardia per il 16, dall’Emilia Romagna per l’8, dal Lazio per il 7,7 e dalla Liguria per il 5,7 per cento.

Tra il 1983 e il 2011 il patrimonio confiscato alle organizzazioni criminali operanti in Italia (mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita pugliese ed altre minori con un bacino regionale o locale) è stato di 19.987 beni (immobili, mobili e aziende). La quota più rilevante degli investimenti criminali è stata destinata all’acquisto di immobili (52,3 per cento sul totale dei beni confiscati). Seguono i mobili registrati (20,6 per cento), altri beni mobili (18,4 per cento), aziende e titoli societari (8,7 per cento). Tra i beni immobili su cui le organizzazioni degli uomini del disonore hanno investito in prima posizione le abitazioni (42,4 per cento) seguite dai terreni (25,6 per cento).

Gli investimenti in imprese si fanno prevalentemente con srl. Le società a responsabilità limitata sono, infatti, di gran lunga preferite (46,6 per cento dei casi) seguite a distanza dalle imprese individuali (25,8), dalle società in accomandita semplice (14,5) e dalle società in nome collettivo (8,8).

Quali, infine, i settori privilegiati dagli investimenti dell’economia criminale? Commercio all’ingrosso e al dettaglio (29,4 per cento) e costruzioni (28,8 per cento). Seguono alberghi e ristoranti (10,5 per cento) e attività immobiliari (8,9 per cento).