Cateno De Luca, deputato regionale sicilianista, ha invitato i suoi fan ad aderire al suo Partito della Rivoluzione. Appena un mese fa Vittorio Sgarbi aveva fatto altrettanto, sicché’ chi vuole aderire finisce con il trovarsi dentro l’uno o l’altro partito della rivoluzione indifferentemente. E questo è davvero intollerabile. Una cosa è la formazione politica di De Luca, un’altra quella di Vittorio Sgarbi. Il primo è un sicilianista, il secondo un liberista. Il primo un critico d’arte, il secondo un critico e basta.
Lo sappiamo bene che non ci si può fare niente. La rivoluzione non si può sequestrare in qualche luogo o brevettare, è nata come una categoria dello spirito ed ha cambiato la sorte dell’umanità, nel bene o nel male, molte volte. Ma la rivoluzione non è mai stata un partito, sebbene il suo contrario. Lo si deve agli epigoni siciliani della rivoluzione, questo suo, chiamiamolo così, addomesticamento.
Ne’ De Luca ne’ Sgarbi possono vantare alcun di diritto di primogenitura, tuttavia. Ad aprire la strada della partitocrazia alla rivoluzione è stato, nel 2008, in Sicilia, Gianfranco’ Miccichè, che la proclamò in uno con la sua discesa in campo, poi arrivò il guastafeste, Silvio Berlusconi, che dispose altrimenti e costrinse sia la rivoluzione quanto Miccichè a fare marcia indietro, provocando un grosso dispiacere a migliaia di giovani siciliani disposti a sacrificare tutto, come accade ogni volta che si è alla vigilia di movimenti rivoluzionari.
Se si fosse realizzata la rivoluzione di Miccichè non sarebbe venuto in mente a Vittorio Sgarbi di fare nascere il Partito della Rivoluzione. Difficilmente tuttavia, Cateno De Luca avrebbe fatto un passo indietro, conoscendo la sua risolutezza. Ci sarebbe stato cosi
E‘ un rivoluzione consolidata, quella di Miccichè, ed una rivoluzione incipiente, quella di De Luca. Uno scontro titanico fra rivoluzionari. Non bisogna giudicare male De Luca, non è un testardo, ma al contrario un uomo riflessivo. Una volta che assume una decisione la porta avanti. In più la volontà di Cateno De Luca di fare della rivoluzione un partito, legittimista e permanente, una rivoluzione che siede nelle aule parlamentari, regionali o nazionali che siano, è stata stimolata da un episodio increscioso, di natura giudiziaria, sul quale è bene sorvolare in questa circostanza. Quando si ritiene di subire una ingiustizia, le mezze misure non sono più prese in considerazioni. Quindi, il partito della rivoluzione, oltre che meditato, è anche preceduto da un’onda emotiva di indubbia forza.
Se scendesse in Sicilia Berlusconi, non andrebbe da Cateno d Luca, semmai tornerebbe a incontrare Gianfranco Micciche’, cui ha promesso la candidatura alla presidenza della Regione. Dismessi i panni rivoluzionari, Micciche’ deve fare i conti con la rivoluzione di De Luca?
Manco per idea. I nemici di Micciche’ non sono rivoluzionari, hanno nomi borghesi, abitudini borghesi, virtu’ e vizi borghesi ed appartengono a famiglia di antica tradizione borghese.
Vittorio Sgarbi, dal canto suo, dopo avere annunciato il partito della rivoluzione, ha proposto la presidenza della Regione a Franco Battiato, che però ha firmato un appello a favore del “rivoluzionario” Claudio Fava governatore. Siccome Franco Battiato non ha dato alcun riscontro alla proposta di Sgarbi, e’ da supporre che non l’abbia degnata di attenzione.
Anche Rosario Crocetta, nelle prime ore, diede un’impronta rivoluzionaria alla sua candidatura, se proprio vogliamo dire le cose come stanno, ma quando è stato adottato dall’Udc di D’Alia e subito dal Pd di Beppe Lupo, la bandiera rivoluzionaria ha dovuto ammainarla. Del resto, non gli avrebbe regalato ne’ tolto nulla, essendo rivoluzionario di suo.




















