“Dopo i funerali del giudice Falcone, Paolo Borsellino mi disse: ‘quando vai a un funerale piangi non solo per la morte di un amico ma perche’ hai la consapevolezza che la tua fine e’ piu” vicina’. Ebbi la sensazione che volesse dirmi che dopo la morte di Falcone ‘ora tocca a me’”. E’ quanto dice il magistrato Diego Cavaliero, amico di Paolo Borsellino, sentito in aula a Palermo al processo Mori.
“Ricordo che Paolo mi raccontava sempre tutto, come quando mori’ Salvo Lima, mi disse quali erano gli scenari possibili, ma dopo la morte di Falcone, non disse piu’ nulla. Era come se volesse escludere ogni persona a lui vicina affettivamente. Non c’era piu’ il ‘babbio’ (lo scherzo ndr) di sempre – racconta emozionato – da quando fu ucciso Falcone l’atteggiamento di Paolo cambio’ radicalmente”.
Paolo Borsellino non si separava mai dalla sua agenda rossa, la stessa che il giorno della strage di via D’Amelio spari’ dalla borsa del magistrato e che e’ oggetto di tanti misteri ancora irrisolti. Lo conferma Cavaliero, che ha raccontato un aneddoto che risale all’11 luglio 1992, pochi giorni prima di morire. Borsellino era in Campania per battezzare il figlio dell’amico pm.
“Ricordo che andammo da mia madre a Salerno – dice Cavaliero -andando via si rese conto di non avere la sua agenda rossa con se. Ricordo che mi fece smontare completamente la mia Peugeot. Solo dopo si rese conto di averla dimenticata in albergo”. Secondo Cavaliero “Borsellino annotava tutti gli avvenimenti della giornata sulla sua agenda rossa. Lui a casa aveva una collezione di agende, era una sorta di archivio. Anche quando venne a Salerno la teneva sempre con se. Aveva un modo particolare di appuntare le cose. Utilizzava dei simboli particolari, in uno, simile a una chiocciola, era indicata la casa della madre”.
Cavaliero, magistrato di Salerno, e amico personale del giudice Paolo Borsellino, sentito a Palermo come teste al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, ha poi raccontato: “Ricordo che ero in cucina con la signora Agnese Borsellino. Lei si sfogo’ e mi disse: ‘Sai Diego, poco prima di morire Paolo venne un giorno a casa e si senti’ male. Dopo avere vomitato mi disse: ‘Agnese, il generale Subranni e’ punciutu”. La signora Agnese non aggiunse altro e da allora non ne parlammo piu””.
Cavaliero non ricorda la data del colloquio avvenuto con la vedova Borsellino nell’abitazione dei Borsellino a Palermo sul generale Antonio Subranni, ex Comandante del Ros, indagato a Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa, ma la colloca tra la fine del 2004 e il maggio 2005, “quando si sposo’ il figlio di Paolo, Manfredi Borsellino”.
Rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo che gli chiede in quale contesto la signora Agnese avrebe detto quella frase, Cavaliero dice: “non c’era un contesto preciso. La signora era preoccupata per Manfredi che si era arruolato in Polizia e poi c’era una nota di amarezza sullo sviluppo delle indagini”. Poi ha anche ribadito che Borsellino e Subranni “erano amici, me lo disse Paolo ma non so se era vero”.
Lo stesso Subranni, sempre secondo il racconto di Cavaliero, l’11 luglio 1992 avrebbe messo a disposizione di Borsellino un elicottero del Comando dell’Arma dei Carabinieri per andare a Salerno per il battesimo del figlio. “Venne con il tenente Canale – dice – ma non so se c’era anche Subranni”. Diego Cavaliero ha conosciuto Paolo Borsellino a meta’ degli Ottanta quando arrivo’ alla Procura di Marsala, diretta allora dal magistrato ucciso in via D’Amelio. “Avevamo un rapporto di amicizia – ha detto in aula – io cresimai il figlio Manfredi e lui battezzo’ mio figlio il 12 luglio ’92 poco prima di morire”.























