“Bye bye Caltanissetta”, titola Il Corriere di Gela, periodico settimanale locale. E annuncia il referendium entro il 15 luglio, avvertendo che “non mancano le insidie lungo il tortuoso percorso”. L’editoriale firmato da Filippo Guzzardi in prima pagina ha un incipit sontuoso: “Gela torna ad essere finalmente artefice del proprio destino e bussa alle porte della storia del suo territorio…”.
Che cosa è mai accaduto, vi chiederete, perché vengano tirati a lucido toni trionfalistici e si senta il bisogno di espettorare tanto orgoglio e soddisfazione? Presto detto: il Consiglio comunale di gela, all’unanimità, 26 consiglieri su su 26 ha deciso di aderire al consorzio di Catania. Ma non è tutto qui, il voto unanime non giustificherebbe tanto entusiasmo. L’adesione al consorzio di Catania è infatti la prima tappa verso la Calta-Gela, il consorzio di comuni promosso da Gela e condiviso da Caltagirone, Mineo, Ramacca, Piazza Armerina, Butera e Niscemi. Potrebbero arrivare altre città in corso d’opera, è sufficiente per sganciarsi da Caltanissetta e, successivamente – questo il traguardo finale – chiedere la separazione del grande Consorzio di Catania in due tronconi, il primo legato ad Acireale, e il secondo, a sud, con Gela, Caltagirone e le altre città.
Se dovesse andare in porto il progetto, studiato a tavolino giorno e notte da un infaticabile Comitato, avremmo in Sicilia forse l’unica rivoluzione territoriale provocata dall’abolizione delle province e la nascita dei consorzi, previsti dallo Statuto. Una manovra a tenaglia, che è stata curata nei minimi dettagli, ed è stata preparata con riunioni e incontri fra gli amministratori delle città interessate. Ma anche un vertiginoso dribbling, che ha smarcato Gela e Piazza Armerina dalle rispettive province-consorzio e regalato un posto in prima fila a Caltagirone, altrimenti destinata a restare la “periferia” del Catanese. Smarcare non significa fare gol, ora – dicono a Gela – occorre calma e sangue freddo, affinché l’Assemblea regionale siciliana, esaminati i provvedimenti e constatato che i Comuni del consorzio hanno le carte in regola, rientrando nei parametri perigliosi della legge regionale, dia il suo placet definitivo e si coroni il vecchio sogno gelese dello sganciamento da Caltanissetta.
“Abbiamo lavorato bene, con tenacia”, commenta, compiaciuto il sindaco di Gela, Angelo Fasulo. “Abbiamo raggiunto un risultato importante, ma si tratta solo di una battaglia. Ancora non abbiamo vinto la guerra. Mancano i referendum e il voto del Parlamento regionale”. E qui le certezze vengono meno anche al sindaco: “Speriamo di farcela, le nostre carte sono in regola, l’Assemblea non dovrà che prendere atto della nostra volontà”.
Ce la faranno le tre città amiche – Gela, Caltagirone e Piazza Armerina – a stare insieme? Ci sono tutte le condizioni perché l’idea di Silvio Milazzo, la Calta-Gela, si materializzi. Sarebbe un miracolo per come si sono messe le cose a Palazzo dei Normanni.
Un dubbio: Gela ha deliberato di aderire al libero Consorzio di Catania oppure di costituire un nuovo libero Consorzio? Lo chiedo perché se l’obiettivo è il nuovo libero Consorzio, deliberare – come sembra dall’articolo – di aderire in un primo momento al libero Consorzio di Catania rischia di essere un’inutile duplicazione.
caro andrea..degradata ci sarà la tua educazione e la tua mentalità chiusa piena di stereotipi di basso ceto..scommetto che dove stai tu è la città perfetta e senza alcun problemi..l’invidia è una brutta bestia!!xk qst dimostri con qste parole da ragazzino immaturo..non conoscere certe realtà e parlare a vanvera ha portato ad essere così indietro in questa regione..
Non credo che a Caltagirone siano entusiasti per questa iniziativa tutta gelese che comporterà vari passaggi irti di difficoltà.Non si capisce che vantaggi può ottenere Piazza Armerina che è a un tiro di schioppo dell’ex capoluogo Enna per andare in un consorzio con un ruolo sottordinato.Per Butera e Niscemi immagino gli sfottò dei gelesi quando vedranno uno di loro a Gela città peraltro estremamente degradata sotto tutti i punti di vista (inquinamento,impiano urbanistico inadeguato,delinquenza e cattiva educazione civica diffusa).
Renzi abolirà le province anche in Italia. Sta già cominciando con i Prefetti, l’unico motivo per il quale erano state istituite. Molto bene. Avanti così.
Calma e sangue freddo. Qualcuno ricorda il federalismo fiscale? Bene. Qualcuno ha visto nascere i decreti attuativi di quella legge? No. La legge sulle Province avrà lo stesso destino, anche peggio, e se cosi non fosse sarà Renzi togliendo gli Statuti Speciali ed omologando tutte le Regioni, poi sarà la Corte Costituzionale a completare l’opera. La Costituzione prevede solo le Province. Quindi volete sprecare tempo anziché pensare a crescita e sviluppo? Scusate, dimenticavo che ci troviamo in Sicilia.