(da: Giovanni Burgio)
“Gli abbiamo creduto fino all’ultimo, fino al giorno 4, davanti al Sindaco. Ma il giorno dopo, all’Ufficio del lavoro, si è rimangiato tutto. E l’11 ci sono arrivate le lettere di licenziamento. E pensare che io in quest’azienda ho dato l’anima, l’ho considerata come mia, non badando mai a ore e competenze di servizio. Aiutavo i nuovi assunti e li formavo, e quando c’era qualche guaio, correvo sempre a risolvere i problemi oltre il mio orario di lavoro. E questa è la risposta di Paul Manfredi dopo 15 anni di lavoro”.
Sdegno e amarezza sono grandi e infiniti tra i 58 dipendenti licenziati dalla “4U Servizi”. Prevalentemente sui quarant’anni, costituiscono ormai la forza lavoro più anziana e professionalizzata dell’azienda che dal 2003 è presente a Palermo nel settore dei Call Center. L’impresa in questo momento è formata da una rete di 12 sedi dati in Franchising, con 2.200 lavoratori e 850 postazioni. Una solidità aziendale, quindi, che non giustifica il taglio di posti di lavoro.
Paul Manfredi, da sempre vicino al centrodestra di Cuffaro, Romano e Avanti, manager di lungo corso che ha iniziato in British Telecom, per poi continuare in Albacom, Blu, 7C, nel luglio 2003 fonda in Sicilia “4U Servizi Spa”, un’impresa di “Contact Center”, vale a dire Call Center, che è a servizio di Telecomunicazioni, Banche, Assicurazioni, Pubblica Amministrazione, Industria. Dall’aprile 2008 è controllata dalla “Revi Investment” del gruppo “Key21”. In tutti questi anni le più importanti commesse le ha ottenuto da Wind, Illumia, Edison, Vodafone e Sisal.
Nel 2012-13 iniziano i guai: crisi economica acuta, committenti sempre più esigenti, concorrenza e mercato sempre più spietati e selvaggi. Si ricorre così al sistema delle scatole cinesi, un metodo ormai seguito dalle aziende d’assalto per fare guadagni e affari a discapito dei diritti dei lavoratori. Comincia quindi lo spacchettamento dell’Industria madre in tante piccole imprese, che fanno capo, però, sempre a Paul Manfredi. E, dislocate nel vasto territorio siciliano, nascono tra le altre, “7C Group”, “0X8”, “4U”, “Mybest Contact”. Ora, dopo tanti mesi di attesa e speranze, il sentimento che emerge più evidente fra questi giovani-vecchi lavoratori è la rabbia verso il manager in cui hanno creduto per tanto tempo. “L’azienda pensa solo a risparmiare sul costo del lavoro. Noi, essendo stati assunti molti anni fa, costiamo di più dei giovani con contratto a progetto, perché abbiamo più garanzie, diritti e anzianità. Ecco perché ci mandano via. Non importano fedeltà, professionalità, competenza e onestà. Ora vanno avanti solo quelli che sanno vendere, anche se fanno confondere i clienti. Noi non ci siamo mai prestati a vendere contratti o merci a danno di anziani o malcapitati. Correttezza e verità sono state le nostre coordinate di lavoro”.
I sindacati hanno impugnato il licenziamento e faranno tutti i ricorsi previsti dalla legge, ma l’abilità del “padrone” a farsi consigliare da consulenti esperti e a sfruttare tutte le possibilità offerte dalla giungla della normativa sul lavoro flessibile renderà difficile un reintegro di questi 58 lavoratori.