Mafia: Pg Scarpinato, “Su stragi ’92 in tanti sanno ma stanno ancora in silenzio”

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“Questo è un paese che non è riuscito a sapere la verità sulla strage di Portella della Ginestra del 1947, che inaugurò la strategia della tensione in Italia. Un paese che non è  riuscito a conoscere la verità sulle stragi neofasciste. Sappiamo,  però, con sentenze definitive che, ad esempio, per la strage di  Bologna ci sono stati i servizi segreti che hanno depistato le  indagini. Ed è angosciante dovere prendere atto che la storia dei  depistaggi non si ferma alle stragi neofasciste, ma arriva fino ai  nostri giorni. E il processo Borsellino è una summa di tutti i  depistaggi della storia italiana”. E’ la denuncia del Procuratore  generale di Palermo Roberto Scarpinato, nel corso di un incontro per  ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino alla vigilia del 26esimo anniversario della strage di Capaci. “Documenti spariti, la famosa  agenda rossa, che sparisce nella immediatezza di un fatto immane- dice Scarpinato – quando ancora tutti sono stravolti dell’esplosione, c’è  qualcuno che lucidamente prende la borsa e pochi minuti dopo la  rimette nell’auto in fiamme. E non si capisce perché, perché se prendi la borsa la dai ai magistrati come corpo di reato”.

E continua: “Abbiamo dei falsi collaboratori, c’è un processo a carico di esponenti delle forze di Polizia che sono accusati di avere  costruiti a tavolino questi falsi collaboratori – dice – abbiamo una  intercettazione tra il collaboratore di giustizia Santino Di Matteo  (il padre del piccolo Giuseppe Di Matteo sciolto nell’acido ndr) e la  moglie, che parlano dopo pochi giorni dal sequestro del figlio. La  moglie dice al marito: ‘Hai capito perché hanno sequestrato nostro  figlio? Ricordati che abbiamo un altro figlio, non parlare mai degli  infiltrati della polizia nelle stragi’ e non abbiamo mai saputo niente su questa”. “E’ inquietante che ci sono tante, troppe cose, e quello  che ancora più inquietante è che ci sono tante persone che sanno e che continuano a tacere. Perché?”.
“I Graviano, ad esempio, hanno ancora 50 anni e potrebbero rifarsi una vita, eppure stanno in silenzio”, ribadisce il Procuratore generale di Palermo. “C’è una storia inquietante anche da questo punto di vista – ricorda ancora Roberto Scarpinato – Abbiamo avuto uno degli infiltrati, Luigi Ilarda, il primo che ci ha dato
notizie preziose sull’artificiere della strage di Capaci, ci fece arrestare 15 capi importanti di Cosa nostra. Incontrò anche Provenzano per mesi, aveva anticipato che avrebbe rivelato degli scenari politici dietro le stragi. Ma è stato assassinato poco dopo. C’è una parte della storia che è segreta, ma purtroppo non è una novità”.

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