Di Francesco Secondo Cangialosi 5 maggio 1971, giunge a Lercara, suo paese natio, la notizia dell’uccisione del procuratore Pietro Scaglione. Si organizza un corteo, si coinvolgono le scuole, s’improvvisa una tribuna nella gradinata del Municipio,il comune mette a disposizione microfoni ed amplificazione. Tutto avviene in pochi minuti.La spontaneità vince sull’organizzazione, il dovere della testimonianza sulla ricerca della efficienza. E’ il mio primo intervento pubblico. Si va a memoria, si parla a braccio,si parla col cuore, si racconta una storia che si lega ad altre storie, a storie antiche ed a storie che verrano, narrazioni di sacrifici, di rinunzie, di doveri espletati, di vite spente con la violenza.L’uccisione di Pietro Scaglione una nuova mattonella che irrobustisce il muro che separa Abele da Caino, il bene dal male, l’onore dal disonore,il diritto dal delitto,le ragioni dell’umanità dalla ferocia bestiale.Un muro di testimonianze, di memoria, che trasforma le pietre della narrazione in poesia, la calce in versi di futuro, di un futuro non piegato dalla paura, non abbrutito dalla mafia,ma reso luminoso dalla speranza in una Sicilia nuova più impegnata, più responsabile,più vogliosa di domani. La Sicilia sognata dagli Scaglione, dai Cassarà, dai Giuliano, dai Falcone, dai Borsellino e dai tanti cittadini e servitori dello Ststo che per la realizzazione di questo sogno hanno dato la loro vita.
Scaglione la sua morte che scosse Lercara e la sua gente, compreso me…
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