La scoperta del traffico in ‘nero’ di zucchero di origine serba e slovena, immesse illecitamente nel mercato nazionale e di cui erano destinatari anche diversi imprenditori siciliani ha avuto un termine con l’esecuzione da parte della Guardia di Finanza di Caserta nei confronti di 9 persone, 4 delle quali agli arresti domiciliari e 5 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. E’ stato inoltre eseguito un sequestro preventivo di beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie per oltre 12 milioni di euro.
Una vera e propria organizzazione criminale che poteva contare su una fitta rete di aiuti in modo da poter vendere il saccarosio a 60 centesimi per poi esser utilizzato per alzare la gradazione del vino. Di questo beneficio ne avrebbe usufruito anche un imprenditore di Mazara del Vallo.
Si legge nel provvedimento del gip sono contestati anche la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, oltre alla tentata frode e antiriciclaggio.
Una complessa attività di indagine sottolineano dalla Finanza svolta attraverso l’incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche, dalle registrazioni video, dall’attività di osservazione, controllo e pedinamento e dalla comparazione di tali evidenze con le annotazioni ufficiali sul registro telematico di carico e scarico delle sostanze zuccherine presente sulla piattaforma SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale).
In particolare, l’associazione per delinquere si approvvigionava di masse di saccarosio di provenienza estera (Croazia, Isole Mauritius Serbia e Slovenia) che venivano veicolate alla società con sede a Sant’Antimo (NA) attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, cioè formalmente attive ma di fatto non operative, risultate essere anche inadempienti agli obblighi fiscali. Quindi, attraverso tale complesso sistema di frode, la compagine criminale riusciva a commercializzare zucchero in evasione di imposta e a prezzi estremamente competitivi a compiacenti imprenditori vitivinicoli. In tal modo, questi ultimi compravano “in nero” partite di saccarosio che non avrebbero potuto, invece, acquistare atteso che la normativa nazionale e comunitaria non consente loro la detenzione di sostanze zuccherine e, ancor più, il loro impiego nei rispettivi opifici. In spregio alle regole, invece, tali imprenditori utilizzavano lo zucchero così acquistato per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva, successivamente oggetto di vendita ad ignari acquirenti.