Venti di guerra, allerta basi militari USA in Sicilia, finora fuori dal conflitto

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Silvio Berlusconi invoca la nascita del nuovo governo in tempi brevi. I venti di guerra della Siria, ammonisce, richiedono un governo autorevole in Italia.Ma il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha manifestato grande cautela. No alle basi chimiche, no all’escalation militare, comprensibile un attacco molto mirato, al quale però l’Italia non partecipa nemmeno a livello logistico.  Il leader di FI si schiera a fianco di Trump, mentre Salvini + decisamente dall’altra parte della barricata (“Sbagliato il blitz”)- “E’ un attacco a obiettivi precisi, contro siti legati alla produzione di armi chimiche, un attacco che traduce il principio internazionale di condanna di queste armi”, spiega Berlusconi, allineato sulle posizioni del Capo del governo, con una considerazione maliziosa (“Non contiamo niente”), ricordando che Francia e Regno Unito hanno già preso posizione a favore degli USA. Le recenti dichiarazioni di Macron e dei britannici non lascerebbero dubbi sull’uso di armi chimiche da parte di Assad, nonostante le smentite provenienti dalla Russia e la presenza di una delegazione ONU si trovi in Siria in cerca di conferma.

Gli Stati Uniti hanno lanciato circa 120 missili Tomahawk, la Gran Bretagna ha impiegato 4 Tornado, Parigi ha fatto debuttare il nuovo missile da crociera navale. Ora dopo ora, emergono i dettagli del raid che Usa, Regno Unito e Francia hanno condotto in Siria contro 3 obiettivi associati al programma di produzione di armi chimiche.

La Gran Bretagna, come ha reso noto il ministero della Difesa, ha impiegato 4 Tornado armati con missili Storm Shadow. I jet sono decollati dalla base di Akrotiri, a Cipro, e sono entrati in azione nell’area di Homs. I missili Storm Shadow hanno una testata da circa 400 kg e hanno un raggio di 400 km: tali caratteristiche hanno consentito ai Tornado di lanciare i missili anche ad una distanza
relativamente considerevole dall’obiettivo individuato.

I B-1B sono in grado di lanciare missili JASSM con
testate da 450 kg e un raggio di oltre 370 km, come evidenzia la Cnn.
Anche in questo caso, quindi, c’è la possibilità di colpire senza
esporsi alla reazione della contraerea siriana. All’azione, poi, ha
partecipato almeno una nave della flotta a stelle e strisce.

Come nell’azione condotta un anno fa, l’arma di riferimento è il missile Tomahawk. Nel 2017, ne furono lanciati 58. Nell’azione appena condotta, è stata raggiunta e probabilmente superata quota 120, come
ha fatto sapere il Pentagono e come ha confermato il segretario alla Difesa, James Mattis, che rispondendo ad una domanda ha fatto riferimento a “più del doppio delle armi impiegate nel raid di un anno fa”. I tomahawk, con testate da oltre 450 kg, possono essere lanciati
da incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini.

Le caratteristiche dei missili, che volano a quote relativamente basse, consentono di modificare in corsa i parametri relativi all’obiettivo e al punto di impatto. Se gli Usa hanno puntato sulla tradizione, la Francia ha utilizzato per la prima volta i nuovi missili da crociera navale lanciati da una fregata Fremm multimissione: ogni Mcdn, in dotazione alla marina dallo scorso anno,
è lungo circa 7 metri, pesa 2 tonnellate, vola a 1000 km orari e può colpire con precisione anche un bunker sotterraneo a 1000 km di distanza dal punto di lancio.

La Francia ha fatto alzare in volo i suoi Rafale, anch’essi in grado di essere armati con missili Storm Shadow e pertanto capaci di colpire anche senza entrare nello spazio aereo siriano. Gli Stati Uniti, invece, in cielo hanno schierato bombardieri B-1B che hanno lanciato
missili da crociera. Il Pentagono, però, non ha offerto informazioni specifiche sul numero di aerei impiegati e sugli armamenti.

Gli USA utilizzeranno le basi militari italiane, ed è probabile che siano già in corso operazioni in previsione di un allargamento del conflitto. E’ già accaduto altre volte, ma in questa circostanza il quadro è allarmante, perché i russi hanno detto e ripetuto che in caso di attacco americano, colpiranno sia gli aerei ed i missili, quanto le basi dalle quali partono gli attacchi. Significa che potrebbero essere colpite le navi USA che incrociano al largo della Siria, quanto le basi militari da cui partono droni ed aerei da combattimento?

E’ assai improbabile, naturalmente, che si arrivi a tanto, ma la stessa prospettiva di una escalation fa paura. E’ la prima volta di un confronto ravvicinato per la due superpotenze.

I Russi hanno la loro flotta navale sul Mediterraneo con una straordinaria potenza di fuoco, in grado di colpire siti anche a lungo raggio. Per questa ragione l’escalation fa paura.

Quando si accenna alle basi italiane, vuol dire che la Sicilia torna in prima linea.

In Sicilia nel recente passato le basi aeree di Birgi e di Sigonella sono state il fronte di guerra. Ma i Russi non erano coinvolti nei conflitti. Stavolta è un’altra cosa.

 

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