
Con l’indice di 1,3 figli a coppia la Sicilia è tra le Regioni che più contribuiscono all’allarme denatalità in Italia. Le cause? Patologie congenite che comportano infertilità, ma più ancora l’ambiente inquinato e stili di vita inadeguati. O la difficoltà di trovare un lavoro per mettere su famiglia. Insomma, è allarme Sicilia, con la disoccupazione giovanile più alta del Paese e con ampie aree a rischio per l’eccesso di interferenti endocrini. Dati e studi alla mano, un’articolata proposta viene dal primo congresso della Società italiana della riproduzione umana (Siru), che si chiude oggi a Caltanissetta.
Il documento presentato dal presidente Antonino Guglielmino, ginecologo direttore del Centro Umr Hera di Catania, è un piano sanitario in più punti, indirizzato all’attenzione delle competenti istituzioni regionali, in primo luogo l’assessorato alla Salute, deputato a fronteggiare, in sinergia con il mondo medico, quella che è una grave emergenza. Una progressione impressionante se si pensa che, solo nelle isole, le donne senza figli nate nel 1960 sono l’11%, quelle nate nel 1976 il 22%, il doppio.
“Per arginare il crollo demografico – ha sottolineato Guglielmino – bisogna innanzitutto garantire le cure alle coppie che i figli li vogliono davvero, ma hanno problemi di infertilità e chiedono perciò di accedere alla riproduzione assistita. Le stesse tecniche, teniamolo ben presente, hanno contribuito con percentuali a due zeri all’incremento demografico di altre nazioni europee come, ad esempio i Paesi Bassi, che da un pezzo hanno preso atto del diritto alla genitorialità di chi è affetto da determinate patologie, oppure non ha rispettato l’orologio biologico per ragioni economiche o scelta personale”.
“Invece in Italia, nonostante l’inserimento nei Livelli essenziali di assistente – ha proseguito il presidente Siru – la Pma non ha ancora avuto piena attuazione per una serie di concause, prima fra tutte l’inadeguatezza della cifra stanziata, 1007 euro a ciclo, perpetuando le disparità di trattamento tra una Regione e l’altra. Una situazione che penalizza gravemente le coppie siciliane infertili”. È per colmare questa e altre lacune che la Siru si sta impegnando per organizzare in Sicilia la tutela della salute riproduttiva.
“Nelle more dell’attuazione dei Lea nazionali – ha spiegato ancora Guglielmino – il primo passo deve essere, anche in Sicilia, quello di attivare immediatamente i Lea regionali, costruendo preferibilmente un sistema misto fra pubblico, privato convenzionato e privato puro. La nostra proposta è di adottare il modello della Lombardia, che prevede per i pazienti un ticket di appena 37 euro, o in seconda battuta quello della Toscana, con un ticket 500 euro. Una terza alternativa, più esosa per i pazienti, è ripristinare il regime di copayment in vigore dal luglio 2016 fino al dicembre 2017: 1.000 euro gravavano sulle coppie sotto i 50.000 euro di reddito, 1.700 sulla Regione. In questo momento la spesa grava invece tutta sulle coppie siciliane, che saranno di nuovo costrette alla migrazione sanitaria, con l’aggravante che la Regione Sicilia dovrà riprendere a pagare le prestazioni in compensazione”. (Com-Bdc/AdnKronos Salute)