Elezioni, Fava (100passi): Sì ad accordo con M5S

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“Ma il 90% dei dirigenti del Partito Democratico che per bocca del ministro Orlando (la minoranza  virtuosa) dicono no a un dialogo con i 5 Stelle per ”incompatibilità programmatica” sono gli stessi dirigenti che per cinque anni questa compatibilità l’hanno trovata con Alfano e per metà legislatura anche con il cavaliere Berlusconi? Compatibili con Forza Italia e incompatibili con Di Maio?”. Così, Claudio Fava, deputato de ‘Icentopassi’ all’Ars. “Allora, se io fossi un dirigente di Liberi e Uguali (e non lo sono: sono solo un eletto del movimento 100Passi in Sicilia) chiederei agli eletti di LEU di confrontarsi con i 5 Stelle per un accordo politico e di governo su alcune priorità: questione morale,  questione giovanile, questione meridionale, reddito di cittadinanza,  otta alla corruzione, lavoro – dice – Ci sono cose che ci separano da loro? Certo! E andrebbero tenute fuori dall’agenda di governo. Tenendo dentro quello che si condivide, che serve, che è urgente. L’alternativa è ritenere che il 3% degli italiani (che ha votato LEU) sia il popolo eletto e il 33% che ha votato 5Stelle siano invece una  massa di eversivi, estremisti e populisti”.

“Sono questi peccati di presunzione che hanno seppellito la sinistra in Italia. L’idea che una campagna elettorale in nome della  reintroduzione dell’art.18 ci riconsegnasse intatto il voto della  classe operaia. O che liste costruite con un occhio al passato e un altro agli amici ci facessero percepire come una proposta nuova, laica, generosa, aperta, plurale – aggiunge Fava – I 5 Stelle non è il mio partito. Non ho mai apprezzato un loro malcelato settarismo, l’idea di ridurre l’autonomia della politica in una somma di scontrini fiscali, le posizioni furbe assunte su immigrazione ed Europa. Ma confrontarmi con loro, adesso, per trovare un punto alto, utile e condiviso di sintesi non lo considero un tradimento delle mie convinzioni. Semmai considero altezzoso e ridicolo questo modo di affermare, nel PD e in una parte della sinistra, che con quella gente  non si debba discutere mai. La purezza della propria razza – se hai  davvero a cuore le sorti di un popolo di disoccupati, sottoccupati, precari e disperati – è un trastullo da privilegiati e da viziati. Perché fuori dai nostri circoli dei civili il paese reale, cioè la  vita materiale degli italiani, ci dice altro. E ci chiede altro”.

E conclude: “Dimenticavo: LEU non ha numeri per essere determinante in nessuna trattativa. Ma in politica e nella vita vale anche la forza di un gesto, il coraggio di dire come la pensi, di uscire dai conformismi, di ammettere le tue presunzioni. Se poi ad ascoltarti saranno dieci o diecimila è un dettaglio: tu intanto avrai parlato”.

(AdnKronos)

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