Sono trascorsi 25 anni da quel fatidico 19 luglio 1992 quando una bomba in via D'Amelio strappò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta. Da allora, le famiglie delle vittime sono rimaste in attesa di risposte dalla giustizia italiana. Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato assassinato, continua a sottolineare come il caso sia stato avvolto da anomalie e disattenzioni che hanno impedito di ottenere il quadro completo della verità.
Il Tradimento dello Stato
"La mia famiglia si sente tradita dallo Stato", queste le dure parole che risuonano spesso nei discorsi di Fiammetta Borsellino. Dopo tanti anni, il sentimento di abbandono e la mancata giustizia continuano a pesare come un macigno. La scoperta di depistaggi che hanno celato la verità su Via D’Amelio ha incrementato il senso di sfiducia verso le istituzioni, che paiono incapaci di fare luce su uno dei più gravi atti terroristici nel cuore della Sicilia.
Contributo di Onestà
In molteplici occasioni, Fiammetta Borsellino ha ribadito l'importanza di un contributo di onestà da parte di tutti, per evitare che il sacrificio di suo padre e di molti altri servitori dello Stato resti invano. "Dare un contributo di onestà" è diventato un mantra per coloro che cercano di portare avanti la sua eredità morale e professionale. Le testimonianze di chi visse quei momenti drammatici restano cruciali per mantenere viva la memoria e la tensione verso la giustizia.
Incontro e Dialogo
Recentemente, Fiammetta Borsellino ha partecipato a un incontro testimonianza dove ha condiviso la sua storia personale di dolore e ricerca della verità. Questi momenti di dialogo sono fondamentali per far conoscere al pubblico le difficoltà e le ingiustizie affrontate dalle famiglie delle vittime. La sua testimonianza rappresenta un ponte tra il passato e le nuove generazioni nella speranza che eventi simili non si ripetano più.