Canone Rai, tasse universitarie, centrosinistra diviso, la solita storia

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Di Francesco Palazzo- da FB

Dopodichè, non credo affatto che abolire il canone Rai migliori l’informazione, anzi la incatena di più alla politica (vogliamo un’informazione cane da guardia della democrazia e non delle casematte del potere). Da questo punto di vista non ha più senso alcuno, con l’informazione che viaggia in rete alla velocità della luce, tenere in piedi tre reti piene di telegiornali suddivise per aree politiche come accadeva prima della caduta del muro di Berlino. Io pago pure 200 euro l’anno, ma voglio un sistema informativo che aumenti la democrazia, la partecipazione, la conoscenza vera. Allora quei due centoni non saranno una spesa, ma un investimento per un paese migliore e quindi alla fine un risparmio per tutti. Così come togliere quella parte di finanziamento privato, le rette universitarie pagate dalle famiglie, argomento peraltro su cui è intervenuta positivamente la finanziaria 2017, non credo affatto renda più funzionale ed equo il sistema universitario. Che andrebbe rivisto dalle fondamenta per essere d’aiuto alle nuove generazioni. Così come andebbe rivisitato profondamente, per programmi e durata, tutto l’apparato scolastico che precede l’entrata negli atenei. Ma sappiamo, e lo vediamo ogni volta che qualcuno vuole spostare solo una sedia, quanto conservatore sia tutto il sistema istruzione italiano. Ma poi, si pensa davvero che la tassa d’ingresso sia il problema che consente una vera parità tra famiglie? Ma lo sapete quanto costa un corso universitario tra triennale e specializzazione? E cosa ci vuole per mantenere ragazzi che vanno a studiare fuori, soprattutto siciliani, per trovare università migliori e più immediate, perché basate sulla meritocrazia, soluzioni lavorative. E quanto costano i master seri? Ma di cosa stiamo parlando? Con queste due, chiamamole proposte, ed altre, statene certi, ne seguiranno sino al 3 marzo, perché abbiamo capito l’antifona, si insegue il centrodestra sul suo stesso terreno. Ma sappiano i nostri eroi, chiamiamoli così perché in realtà lavorano, come sempre, per il re di Prussia, visto che nei collegi uninominali butteranno a mare allegramente milioni di voti, perché sono generosi sino a sbattere la testa al muro, che tra l’originale e la brutta fotocopia l’elettorato sceglie sempre il primo. Lo ha fatto in questo venticinquennio più volte e si appresta a rifarlo. Le uniche due occasioni, coincidenti con le due vittorie di Prodi, che ovviamente è stato tolto di mezzo da quella sinistra che sa guardare solo al proprio ombelico, in cui il centrosinistra ha parlato un linguaggio diverso e proprio ha vinto. Quella trascorsa, guardando i tanti provvedimenti adottati, non è stata una cattiva legislatura. Compito di un centrosinistra maturo, che guardi al bene del paese e non ai propri orti e alle proprie tribù, era quello, unito, di aggiustare le cose non andate bene e mettere nell’agenda elettorale le leggi che ci hanno fatto fare passi in avanti. Hanno scelto invece, PD e pezzi alla sua sinistra, ma quanto siano a sinistra lo dobbiamo vedere, al momento sono solo un cartello elettorale che si scioglierà come neve al sole il 5 marzo, di farsi la guerra. Mentre nel centrodestra, molto più divisi sui temi importanti di quanto non lo siano nel centrosinistra, andranno uniti. Quello che è accaduto in Sicilia, del resto. Dove adesso i perdenti abbaiano alla luna. Sappiano i nostri che così facendo e così presentandosi le uniche fasce di paese che non garantiscono sono proprio le meno protette. Giovani in testa. Ma volete che gliene importi. L’unico problema per loro è sapere se otterrano o meno l’agognato seggio. Tutto il resto è noia. O ipocrisia.

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