Mentre il Partito democratico sceglie i propri candidati alle primarie – nel weekend le segreterie provinciali dovranno approvare le liste – negli altri schieramenti regna l’incertezza e, talvolta, una gran confusione. Ignoto il numero delle liste che proporrà il centrodestra, ignota la coalizione (o federazione di partiti) dell’area dei moderati (o di centro), ignoto infine il ressemblement della sinistra e antagonista (comunisti, Verdi, Idv ecc).
Il vantaggio del Pd è inequivocabile. Bisognerà vedere se esso si tradurrà in un incremento dei consensi nell’Isola. Le divisioni nel partito non avvantaggiano certamente un buon risultato, cui il Pd potrebbe legittimamente aspirare, se non altro per demerito altrui. La metafora dello stato dell’arte in Sicilia viene offerta dall’area dipietrista, rappresentata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il quale ha messo in campo negli ultimi giorni quattro ipotesi in vista della competizione elettorale.
Orlando ha ridato ossigeno alla Rete, si è avvicinato al Movimento arancione di Luigi De Magistris, non ha escluso forme di alleanze con il Partito Democratico e ha annunciato che non intende sbattere la porta in faccia all’Idv, tutt’altro. Le opzioni sono tante e tutte in campo. La proposta arancione di De Magistris ha incrementato il suo appeal grazie alla scelta di Antonio Ingroia, che ha chiesto al Csm di essere messo in aspettativa per motivi elettorali. De Magistris ne ha fatto il leader della coalizione, Orlando ha corteggiato a lungo alle amministrative il pm, senza risultato.
Grazie a Ingroia, dunque, Orlando si potrebbe trovare accanto a De Magistris. I due sindaci di Palermo e Napoli: le capitali del regno delle Due Sicilie “affratellate” dal movimentismo antagonista?
Possibile, ma ancora prematuro. Orlando partecipa alla kermesse arancione organizzata da De Magistris per decidere il da farsi, ma tiene il piede in altre staffe. Per esempio, non intende buttare a mare l’Italia dei Valori, con cui affrontò la campagna elettorale delle amministrative. Fu un successo, che però non potè ripetersi alle regionali, nelle quali l’Idv è rimasto fuori: flop di proporzioni inimmaginabili in considerazione del recente risultato di Palermo. Il sindaco è “one man only”. Un solista, non c’è che fare.
I rapporti con Antonio Di Pietro, a quanto pare, sono rimasti buoni, ma i contatti si sono fatti più rari. L’ex pm non attraversa un buon momento, in poco tempo il suo mito è crollato rovinosamente a cause delle note vicende raccontate da Report. Sia De Magistris quanto Orlando rimasero accanto a Di Pietro dopo le rivelazioni sulle proprietà immobiliari, poi ognuno a preso la sua strada. Il Movimento arancione potrebbe addirittura competere con l’Idv, o federarsi con esso. Ma sarà dura superare la soglia di sbarramento sia alla Camera che al Senato. Nel primo caso, è il 4 per cento, alla portata del “quarto polo” (è così che l’ha definito De Magistris), nel secondo decisamente difficile perché occorre raggiunge l’8 per cento su scala regionale.
Se De Magistris rinuncia al quarto polo ed entra nella coalizione di centrosinistra tutto diventerebbe più semplice, ma c’è un problema: dovrebbe essere d’accordo il Pd, oggetto di pesanti critiche sia da parte di Orlando quanto da parte di De Magistris. In ogni caso l’appeal di Ingroia si appannerebbe proprio a causa dell’apparentamento. Se Orlando rinuncia alla Rete e all’Idv e s’intruppa nel Movimento arancione, le sue chances di mandare a Roma suoi uomini e donne non sono certo notevoli. Dovrebbe competere in Sicilia con Il Megafono di Rosario Crocetta e il Movimento 5 Stelle, che pescano nella stessa area, decisamente affollata.
Auspico che Antonio Di Pietro,Luogi De Magistris,Antonio Ingroia e Leoluca Orlando
Si alleino, e continuino tutti insieme la lotta alla mafia.
Loro sono le persone giuste
Orlando è un professionista della politica. Andrà con chi gli garantirà di piazzare i suoi amici in parlamento.
FORZA INGROIA! I siciliani ONESTI sono con le persone oneste e non con i BUGIARDI e i LECCHINI!