I “cacauova” sono quella specie di siciliani che nel secolare dialetto panormita vengono racchiusi e sintetizzati in un solo termine per rappresentare una summa di comportamenti, atteggiamenti e mentalità propri di una gran parte della popolazione che tengono a omologarsi e allinearsi per “mostrarsi” facenti parte di una categoria di persone “importanti”. Questa specie di siciliani purtroppo è da temere al di là della loro mediocrità perché starnazzano e fannu scrusciu diventando servi altezzosi di una ideologia confezionata dai loro uomini o partiti di riferimento. Un esempio: se apre un nuovo ristorante alla moda che diventa riferimento della borghesia siciliana, anche se si sa che non si mangia bene, i “cacaova” accorrono sorridenti, si salutano, si riconoscono, l’uno rassicura l’altro con la propria presenza.
Il gruppo della Palermo-bene (la borghesia), arrogante, autoassolutoria, supponente e che vive di apparenze si compiace della propria esistenza grazie all’esercito di “cacauova” che a sua volta fa di tutto per mostrarsi e apparire nella speranza che prima o poi saranno accreditati per ambire al morboso desiderio di essere arruolati nell’élite della Palermo bene e “civile”. Questo esercito di “cacauova” che aspirano al riconoscimento della “Palermo bene” li riconosci subito dai discorsi che fanno, infatti, nei vari commentari dei vari giornali On Line puoi distinguerli facilmente per i loro propositi di giustizialismo politico/giudiziario o per le loro analisi politiche sull’etica, la morale e la legalità comunque elastica assecondo il loro allineamento socio/politico, infatti, ti capiterà spesso di leggere i loro commenti che iniziano con: “Noi cittadini onesti siamo con te….”, oppure: “la gente per bene è con te….”. La cosa aberrante per
una persona normale è che non sai come poter interagire con questa gente e spesso ti rifiuti pure di commentare anche un buon articolo per non mischiarlo con questi “cacauova” che parlano di cose e di idee confezionati da altri. D’altra parte, questi individui (i cacauova), non vivono nella realtà ma in una dimensione sociale irreale, costruita sull’ideologismo mistificatorio e artefatto da quella generazionale borghesia siciliana che li ammaestra a dispensare e propagandare giudizi e sentenze sociali che li fanno sentire maestri di vita senza rendersi conto che di vita non vivono nemmeno la loro, infatti, non hanno nessuna funzione sociale tranne quella di essere strumentalizzati dalle cosiddette “società civili” che formano la classe dirigente siciliana.
Essere consapevoli di queste peculiarità è importante per capire il fenomeno dilagante dei cacauova e comprendere come molti siciliani vengono ascaritalianizzati dalle “società civili” di quella borghesia pluri/generazionale “allineata” alla mafio/partitocrazia romana filo lombardo/piemontese.
Evidentemente, non essere ‘sicilianisti’ come l’articolista, ha comportato l’immediata rimozione dell’articolo dalla schermata del giornale. Peccato.
Poteva aprirsi un confronto interessante. Ma tant’é, e ne prendiamo atto.
Si certo Amir, infatti la ‘classe dirigente’, ammesso che di classe si tratti e non di funzionari delegati all’amministrazione degli interessi della collettività, giusto per mediare il senso che a queste figure si dà nei paesi civili, è costituita da marziani, senza alcun legame anagrafico e territoriale con questa regione. E ci vengono imposti dal ‘consiglio intergalattico’…
Il perfetto ‘cacauova’ è secondo me chi invece esprime questi mandati politici con gli strumenti che pure ha a disposizione, e che utilizza per soddisfare le proprie contingenze o per inconfessabili mercati, salvo poi lamentarsi di non sentirsi ben rappresentato una volta dalla politica un’altra dai vertici di una qualche pubblica amministrazione, nelle quali non già il merito professionale ma lo ‘spoil system’ sembra essere l’unico criterio di cooptazione di responsabili e referenti.
Condivido pertanto nella sua sostanza l’articolo, purtroppo adespoto, che sembra delineare un quadro impietoso non già di un popolo nella sua interezza (rimango sempre del parere che ogni individuo ha il sacrosanto diritto di esprimere sé stesso senza vizi e pregiudizi), quanto del suo profilo antropologico, del vuoto valoriale che lo pervade, della sua proterva ignoranza e del disprezzo di ogni norma di convivenza civile, vista questa come un attentato alla propria libertà individuale, che purtroppo dalle nostre parti non è solita terminare dove inizia quella del vicino.
Ed è proprio per quanto sopra che non condivido invece affatto il concetto di un popolo ‘ascaritalianizzato’ dalla ‘borghesia mafio-partitocratica lombardo-piemontese’.
Si, siamo ‘ascari’. Ma non chiamiamo in causa improbabili correi. Siamo ascari per scelta, a volte per calcolo, più spesso per ignavia e cialtroneria.
Le persone di valore esistono anche in questa martoriata terra. E gli strumenti che abbiamo a disposizione per palesarne le capacità non sono dissimili da quelli in possesso degli elettori del Baden Wuttenberg.
Il nostro non è un problema culturale. E’ una connotazione antropologica. Che è cosa diversa.
Caro Amir,
certamente non è il ritratto del popolo siciliano e da sicilianista per cognizione e non per convinzione non posso che darti ragione, tuttavia, questa classe dirigente non viene da Marte, infatti, secondo me, è il risultato dei tanti “cacauova”.
Purtroppo, la stragrande maggioranza dei siciliani veri non ha rappresentanza e per necessità dettate dalla sopravvivenza si è smarrita nei mille rivoli del potere che ci sovrasta e non partecipa nemmeno alle minchiate dei partiti sicilianisti che non si rendono conto che gli ideali e le ragioni storiche non bastano perché un ti fannu calari a pignata ma questo è un’altra questione che tratterò prossimamente e personalmente.
Questo suo, signor Gerlando Cammarata, come quello di Amico Paolo, non è il ritratto del popolo siciliano, ma della sua classe dirigente.
E’ il ritratto di un popolo vile e servile, gregario, ipocrita, meschino, ma anche senza cultura, senza slanci ideali, senza alcuna attitudine alla partecipazione a un progetto che abbia dei valori umani universali a fondamento, che si nutre di ciò che galleggia in superficie, spesso facenti sfoggio di un eloquio arguto, a volte addirittura ampolloso, esclusivista e pseudo-radical-chic al limite dell’ostilità, in realtà modesti funzionarietti supponenti sempre alla ricerca di un miglior padrone da cui attingere anche soltanto una complice occhiata che abbia senso ed effetto di una delega, ma allo stesso tempo mai disposti a rischiare in prima persona, a firmare il proprio operato…
Ah, quanti ce ne sono….
Analisi freschissima!!!
E i “COCILOVA” chi sono, dove li mettiamo?
Un editoriale di grande acume sociologico e, come tale, non alla piena portata di tutti
Di sicuro farà invelenire dalla vergogna più di un “radical-chic”
……. hai dimenticato di firmarti come
U CACAUOVA……
a Catania li chiamiamo polpettari (che fanno polpette)