E Davide sconfisse Golia: la battaglia contro le major della posta è stata vinta da Francesco Busalacchi e dal sito “I Nuovi Vespri”. Il Tribunale di Roma gli ha dato ragione e Busalacchi non deve perciò eliminare gli articoli dedicati al grano utilizzato per la pasta dai più grandi produttori italiani. Busalacchi era stato molto severo con i produttori italiani, criticando la loro pratica di rifornimento all’estero della materia prima e sospettando l’uso di grano di modesta qualità, con danno per i produttori e gli agricoltori siciliani. Il Tribunale di Roma – prima sezione civile, presidente Franca Mangano – ha rigettato il ricorso e “condannato le parti reclamanti al pagamento delle spese di lite per in due gradi di giudizio”.
Francesco Busalacchi era assistito dagli avv.ti Salvatore Ferrara e Giovanni Gruttad’Aura del Foro di Palermo, e dall’avv. Massimo Errante del Foro di Roma Busalacchi ha invocato il diritto di libera manifestazione del pensiero, sancito dall’art. 21 della Costituzione. Sul banco degli imputati era andato l’articolo intitolato “GranoSalus: i risultati delle analisi sulla pasta Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia”, pubblicato in data 27 febbraio 2016, nonché dell’articolo intitolato “Alle navi cariche di grano duro canadese si sono aggiunte le navi con il grano dall’Ucraina. L’ombra di Chernobyl?” e di qualsivoglia richiamo e/o riferimento ai contenuti di detti articoli, ovvero ordinarne la rimozione parziale con eliminazione dal predetto sito internet di qualsiasi riferimento ai contenuti eliminati”. La richiesta dei produttori era di provvedere alla integrale eliminazione dai siti internet “Gli articoli oggetto di causa, si legge nelle motivazioni della sentenza. , si inseriscono all’interno di un acceso dibattito pubblico che riguarda diversi piani. In primo luogo l’utilizzo di grano duro estero per produrre pasta con marchio italiano. I produttori italiani di grano italiani (dei quali l’associazione GranoSalus si propone di rappresentare gli interessi) e la Coldiretti affermano che tale scelta ha pesantemente penalizzato i produttori italiani, facendo crollare il prezzo del grano, perché evidentemente il grano estero costava molto di meno ed era, segnatamente quello canadese e quello ucraino, di qualità inferiore, in un contesto normativo che non prevedeva la tracciabilità delle materie prime.
“L’epilogo di questo scontro, con valenze anche politiche, che ha visto pastifici da un lato e produttori dall’altro, rappresentati principalmente dalla Coldiretti, è stata l’adozione di due decreti (del 16 e 17 agosto del 2017) del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che prevedono l’obbligo di indicare nelle etichette l’origine del riso e del grano duro per le paste di semola di grano duro.Sui motivi per i quali i grandi pastifici decidevano di acquistare il grano estero piuttosto che quello italiano, e sui danni che ciò a loro parere provocava, Coldiretti, Confagricoltori e le associazioni dei produttori, tra le quali GranoSalus, hanno intentato una battaglia politica e di informazione serrata (v. articoli prodotti in atto dai reclamati).
“E’ stato messo in evidenza che il grano coltivato in paesi umidi, quali il Canada e l’Ucraina, veniva seccato con il Glisofate e conteneva in misura più elevata un fungo, il DON, sostanze dannose per la salute. Non a aso, il 22 agosto 2017 è entrato in vigore in Italia il decreto del Ministero della Salute che in attuazione del regolamento Ue 1313 del primo agosto scorso, ha disposto la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio e modifica delle condizioni d’impiego di alcuni prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate, sospettato di essere cancerogeno, mentre in precedenza era possibile utilizzare il glifosate nelle coltivazioni in pre-raccolta “al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura.
“La coldiretti ha più volte richiesto di adottare coerentemente misure precauzionali sull’ingresso in Italia di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe come il grano utilizzato per la pasta proveniente da Usa e Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato. Il dibattito in questione, che riguarda la sicurezza alimentare della popolazione, riveste un interesse pubblico particolare …”
Fin qui il merito. Quanto all’abuso del diritto di cronaca paventato dalle ricorrenti, il Tribunale così si pronuncia: “Ciò che determina l’abuso del diritto di critica è solo il palese travalicamento dei limiti della civile convivenza, mediante espressioni gratuite, non pertinenti ai temi in discussione, e quindi senza alcuna finalità di pubblico interesse, con l’uso di argomenti che, mirano soltanto ad insultare o ad evocare una pretesa indegnità personale.”
La sentenza è destinata a fare giurisprudenza.