Crescono le firme dell’8 per mille dell’Irpef a favore dei buddisti mentre calano quelle destinate alla Chiesa cattolica. E’ quanto evidenzia l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) tra i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi alla dichiarazione dei redditi del 2014 (redditi 2013).
“La Chiesa cattolica deve contare su 45mila contribuenti in meno”, dice all’Adnkronos Adele Orioli, responsabile iniziative legali e portavoce dell’associazione Uaar precisando che “a prescindere dalle preferenze, assistiamo innanzitutto a un calo dei contribuenti. Una realtà, questa, da tenere a mente in quanto specchio di un’Italia più povera”.
A rigor di logica, le firme alla Chiesa cattolica scendono per un insieme di fattori, spiega l’Uaar, non solo perché sta pian piano mutando il paesaggio religioso nel nostro Paese con un incremento dei seguaci di altre confessioni e meno credenti cattolici. Sotto accusa c’è soprattutto il “sistema perverso, più volte condannato dalla Corte dei conti” dell’8 per mille.
“Sicuramente qualcosa sta cambiando man mano che aumentano i destinatari”, commenta Orioli ricordando il funzionamento “poco chiaro” dell’8 per mille, “una tassazione che, a differenza del 5 per mille, è obbligatoria quando invece dovrebbe essere una scelta libera e volontaria”.
E’ ovvio, “che aumentando il novero dei possibili destinatari – sottolinea la portavoce dell’Uaar – ci sia necessariamente un’erosione delle firme alla Chiesa cattolica. Che subisce, in quanto maggiore destinataria, una doppia ripercussione”. Non solo, dunque, quella diretta conseguenza del più ampio panorama di scelte ma anche quella indiretta dovuta “al meccanismo dell’8 per mille con il calcolo delle quote inespresse”.
Se, infatti, il contribuente non firma per nessun destinatario i soldi non vanno alla Stato (“come in tanti, male informati, pensano”) ma ripartiti in proporzione alle altre scelte. “Questo significa che se si allarga la platea dei destinatari diminuisce drasticamente quella parte di inespresso che viene poi riassegnata in funzione delle scelte”. Compresa la quota che andrebbe alla Chiesa.
Facciamo due conti: “attualmente il 37% dei contribuenti sostiene la Chiesa ma la cifra finale che si aggiudica è pari all’80% dei fondi”. L’Uaar osserva che il calo delle firme alla Chiesa cattolica registrato quest’anno “potrebbe rivelarsi duraturo”.
“Il Mef – spiega il segretario dell’Uaar Stefano Incani – ha diffuso dati e cifre relativi anche alle ripartizioni future, che se confermati indicherebbero un trend interessante. Se nel 2014 sono stati i contribuenti a scegliere di destinare l’8 per mille alla Chiesa (l’anno precedente erano stati ), nel 2015 questa cifra si attesterebbe a e nel 2016 a ”.
E’ ovvio, “che aumentando il novero dei possibili destinatari – sottolinea la portavoce dell’Uaar – ci sia necessariamente un’erosione delle firme alla Chiesa cattolica. Che subisce, in quanto maggiore destinataria, una doppia ripercussione”. Non solo, dunque, quella diretta conseguenza del più ampio panorama di scelte ma anche quella indiretta dovuta “al meccanismo dell’8 per mille con il calcolo delle quote inespresse”.
Se, infatti, il contribuente non firma per nessun destinatario i soldi non vanno alla Stato (“come in tanti, male informati, pensano”) ma ripartiti in proporzione alle altre scelte. “Questo significa che se si allarga la platea dei destinatari diminuisce drasticamente quella parte di inespresso che viene poi riassegnata in funzione delle scelte”. Compresa la quota che andrebbe alla Chiesa. Facciamo due conti: “attualmente il 37% dei contribuenti sostiene la Chiesa ma la cifra finale che si aggiudica è pari all’80% dei fondi”. L’Uaar osserva che il calo delle firme alla Chiesa cattolica registrato quest’anno “potrebbe rivelarsi duraturo”. “Il Mef – spiega il segretario dell’Uaar Stefano Incani – ha diffuso dati e cifre relativi anche alle ripartizioni future, che se confermati indicherebbero un trend interessante. Se nel 2014 sono stati i contribuenti a scegliere di destinare l’8 per mille alla Chiesa (l’anno precedente erano stati ), nel 2015 questa cifra si attesterebbe a e nel 2016 a ”.













