Antonio Ingroia si è speso per Giuseppe Marascia, candidato civico di Trapani, ma non ha voluto muovere un dito a favore di Leoluca Orlando a Palermo. Marascia ha totalizzato l’1,8 per cento dei suffragi, una performance da dimenticare, mentre Orlando ha superato il 46 per cento, una marcia trionfale. Ingroia non l’ha azzeccata, dunque. Capita anche nelle buone famiglie (politiche), ma il leader di Azione Civile sembra perdere la sua brillante diligenza quando lascia le aule dei tribunali – da magistrato avvocato – ed entra nell’agone politico. Non l’aiuta la fortuna o non è cosa sua? Il primo a saperlo è lui, deve convincersene.
In attesa di determinazioni autonome, ci corre l’obbligo di seguire le vicende politiche di Ingroia, che resta un personaggio interessante nel panorama politico siciliano. Non si vive solo di consensi. I fari si dirigono dove vogliono, a prescindere.
Le attenzioni di Ingroia sono rivolte, dopo Marascia, ai Cinque Stelle, sui cui l’ex PM si intrattiene con una analisi accurata dello stato dell’arte grillino.
I Cinque Stelle “alle amministrative hanno raccolto sempre meno rispetto ad altre elezioni”, premette Ingroia. “Il sistema, nonostante il pessimo risultato dei pentastellati, resta a mio parere ancora tripolare. Anzi, forse oggi lo e’ ancora di piu’ perche’ la destra, soprattutto quella xenofoba di Salvini, cresce un po’ dappertutto portando molti candidati al ballottaggio, spesso in posizione di vantaggio sull’avversario. E l’avversario e’ spesso, quasi sempre, il Pd o quella area”. ha scritto il presidente di Azione Civile su Giustizia!, il giornale online di cui e’ direttore.
“Grillo, anche oggi, continua a sostenere il dorato isolamento del suo movimento ma forse il suo elettorato di riferimento, fluttuante perche’ probabilmente non ancora fidelizzato, comincia a sfaldarsi. E lo fa a vantaggio soprattutto della Lega di Salvini che, non a caso, chiede un centrodestra unito di cui contemporaneamente rivendica la guida. Il punto e’ che alle elezioni amministrative c’e’ un proliferare di liste civiche a sostegno dei partiti tradizionali o spesso in antitesi.
“Se il Movimento Cinque Stelle non si aprira’ alla societa’ civile, all’associazionismo, al movimentismo, alle realta’ no profit legate al territorio e che non possono o non vogliono correre sotto sigle di forze nazionali, sara’ destinato a raccogliere molto meno di quanto semina. E questo esito, finora limitato solo a consultazioni locali, potrebbe allargarsi e colpire il Movimento anche alle prossime politiche.
“Il mio suggerimento – scrive ancora il presidente di Azione Civile – e’ di aprirsi alla societa’ civile se davvero il M5S vuole candidarsi alla guida del Paese, perche’ non si puo’ mai diventare forza di governo se non si comincia a governare sui territori e per i territori attraverso un nuovo civismo costituzionale”.
Che cosa dedurne? Grillo farebbe bene ad allungare lo sguardo su Azione civile.