Maniaci si sfoga: “Mi hanno infangato, sgarrarono. Ora combatto, e mi arresteranno…”

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Mi hanno voluto infangare per  colpirmi, per fermarmi perché stavo smascherando tutte le malefatte  della sezione Misure di prevenzione al Tribunale di Palermo. Ma  nessuno riuscirà a fermarmi, e ora denuncerò tutte i misfatti della  Sezione Fallimentare, dove accade di tutto”. Pino Maniaci si difende.  Il direttore di Telejato, famoso per le sue battaglie antimafia, è  accusato di estorsione nell’ambito dell’indagine antimafia che  un  anno fa aveva portato in carcere dieci persone.

Prima di entrare in aula per la prima udienza preliminare per decidere sul suo rinvio a giudizio, Maniaci si sfoga con l’Adnkronos: “Mi hanno infangato, hanno fatto di tutto per gettare nel fango il mio nome e la mia televisione – dice – Ma non ci sono riusciti. Il loro progetto è  andato in fumo. Anzi, adesso farò la mia battaglia sulla sezione  fallimentare. E, sono certo, che si inventeranno qualche altra cosa  per arrestarmi”.        

Ma chi vorrebbe fermare Pino Maniaci? “Basta andare a vedere le  intercettazioni di Silvana Saguto”, dice riferendosi all’ex Presidente delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo sotto inchiesta  per corruzione: “Diceva che dovevo essere fermato – prosegue –  affermando che avevo ‘le ore contate’. Guarda caso dopo qualche mese  si è abbattuto questo ciclone giudiziario su di me. Coincidenza? Non  credo”.

Maniaci ricorda poi un’altra intercettazione, questa  volta di Walter Virga, anche lui coinvolto nell’inchiesta sulle misure di prevenzione. “Disse che ‘cane non mangia cane’ e che i giudici si  difendono tra loro. E dovrei avere ancora dubbi?“. Durante  l’intervista Pino Maniaci è circondato da tre telecamere. “Sono  inglesi – dice sorridendo – e stanno facendo un documentario su di me. Mi seguono ovunque per filmare la mia vita”. Effettivamente i tre  cameraman lo seguono passo dopo passo, gli chiedono di passeggiare con il suo legale, l’ex Pm Antonio Ingroia, o di salire le scale del  Tribunale.

Il giornalista finito nel ciclone ribadisce più volte di non avere  “nulla da rimproverarsi”. “Rifarei tutto quello che ho fatto, tutto,  niente escluso”.  Maniaci dovrà difendersi nell’udienza preliminare,  dall’accusa di aver chiesto con insistenza soldi ai sindaci di  Borgetto, Gioacchino De Luca, e Partinico, Salvo Lo Biundo. A Maniaci  viene contestato anche di aver imposto a un assessore di Borgetto  l’acquisto di duemila magliette col logo della sua emittente.

Maniaci è accusato, in particolare, di avere chiesto una ‘tangente’ da quasi 400 euro al sindaco di Borgetto, “minacciando”, dicono i Pm “di  iniziare un attacco sistematico all’amministrazione attraverso la sua  TV”. “Ma quale tangente – dice lui sorridendo – erano 366 euro, più  Iva, per una pubblicità. Questa somma le sembra una tangente?”.

Se la prende anche con la stampa Maniaci: “Si è  appiattita solo sulla posizione della Procura e dei carabinieri – dice – e poi la grande stampa, quella nazionale, mi ha abbandonato. E in un minuto tutti si sono dimenticati le decine di battaglie per la  legalità che ho fatto negli ultimi anni”.

Alla domanda se non ha nulla da recriminare o di cui pentirsi, Maniaci dice: “Assolutamente no. Su sette minuti di video diffuso dai  Carabinieri, sei minuti riguardano la mia vita privata”. Maniaci  attacca infatti, nelle intercettazioni l’ex premier Matteo Renzi, ma  critica anche i premi che ha ricevuto: “La mia vita privata è privata, quelle sono minchiate. Dovevo essere messo alla gogna”.        

“La cosa più dura da mandare giù è il fatto che il mio nome è stato  accomunato ai mafiosi. Perché mettermi con quelle persone?”. E  annuncia che la sua posizione sara “certamente stralciata”. “Io non  sono un santo – conclude Maniaci prima di entrare in aula – ma le  battaglie che ho fatto sono tutte vere. E nessuno mi fermerà”.        (Ter/Adnkronos)

 

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