Commissariata Banca Paceco. Mazzotta, Gdf: “indagini su 37 mila posizioni” Lo Voi: “Contaminazione mafiosa”.

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Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un provvedimento del Tribunale di Trapani che ha disposto l’amministrazione giudiziaria per 6 mesi della Banca di Credito Cooperativo “Sen. Pietro Grammatico” di Paceco. 

Per eseguire i controlli incrociati sui conto correnti e sui soci del Banco di credito cooperativo di Paceco, da oggi sotto amministrazione giudiziaria per presunti contatti con Cosa nostra, La Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha  utilizzato un software particolare chiamato ‘Molecola’. “Ci ha consentito di scandagliare 37 mila posizioni personali e da queste isolare le posizioni interessanti dal punto di vista investigativo, che erano una decina”. Lo ha detto il colonnello Francesco Mazzotta,
il Comandante della Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, commentando il provvedimento della sezione della Misura di prevenzione del Tribunale di Palermo. “E’ un software che permette di analizzare rapporti tra soggetti che hanno tra loro rapporti economici – dice ancora – applicandolo alla Bcc di Paceco, dei 1.600 soci  abbiamo estrapolato 326 tra soci e vari rappresentanti della banca, di questi undici vantavano precedenti di Polizia collegati alla  criminalità organizzata. E la nostra attenzione si è posata soprattutto su questi undici soggetti. Questa importante misura è il segno di una nuova strada investigativa che si fonda sull’uso di strumenti informatici importanti”.

Il colonnello Mazzotta racconta poi un episodio scoperto durante le indagini sulla Banca di credito cooperativo di Paceco, finita sotto amministrazione giudiziaria. “C’è stato il prelievo in contanti di una somma di 120 mila euro da parte della moglie di Cristoforo Milazzo, fratello di Francesco Milazzo, pentito di mafia – dice il colonnello Mazzotta – e questa operazione non è stata segnalata”.

“L’amministrazione giudiziaria della  Banca di credito cooperativo di Paceco (Trapani) “segue il percorso  avviato da tempo dalla Procura di Palermo, che è quello del rafforzamento delle indagini finanziarie, del rafforzamento della  ricerca dei flussi finanziari illeciti, dell’approfondimento degli  strumenti finanziari che vengono utilizzati in modo illecito dalla  mafia”. Lo ha detto il Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi,  parlando del provvedimento delle Misure di prevenzione adottato  sull’istituto di credito trapanese. Lo Voi ha poi lodato il lavoro  svolto dalle fiamme gialle che “hanno una specializzazione in queste  indagini”.

“Abbiamo notato una invadenza e una  contaminazione da parte di vere e proprie famiglie mafiose. Con questa misura di prevenzione dell’amministrazione giudiziaria, da un lato si  cerca di ‘guarire’ la banca da una contaminazione della criminalità  organizzata che abbiamo riscontrato, e dall’altro ha un aspetto anche  di assunzione di responsabilità dello Stato che prende in carico  questa impresa dove ci sono rapporti leciti e restituirla, dopo la  scadenza dei sei mesi, se è il caso”. Lo ha detto il Procuratore  aggiunto di Palermo, Dino Petralia commentando il provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo sulla  banca di credito cooperativo di Paceco. “E’ una misura  particolarissima che, per la prima volta in Italia, è stat concessa su nostra richiesta nei confronti di un istituto bancario che è  estremamente amato in quel territorio”, ha aggiunto.(Ter/AdnKronos)

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