Ci sono anche i deputati nazionali palermitani Riccardo Nuti e Claudia Mannino tra i dieci indagati della Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle firme false del M5S alle amministrative di Palermo del 2012. Nuti e Mannino, che saranno interrogati nei prossimi giorni dal Procuratore aggiunto Dino Petralia e dal pm Claudia Ferrari, si aggiungono ai deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che si sono già autosospesi nei giorni scorsi, e alla collaboratrice del gruppo parlamentare M5s all’Ars, Samanta Busalacchi, candidata a sindaco di Palermo per il 2017 nelle comunarie ancora bloccate.
Continua il braccio di ferro nel M5S sul caso firme false. In queste ore, a quanto apprende l’Adnkronos, il
direttivo del gruppo 5 Stelle a Montecitorio sta intercedendo per i vertici con i due parlamentari coinvolti in prima persona nella vicenda palermitana, i deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino. L’obiettivo è che i due si autosospendano come chiesto dal blog. Ma se l’autosospensione non dovesse arrivare, viene spiegato, i vertici potrebbero decidere di procedere d’imperio con un post sul blog di Beppe Grillo già nelle prossime ore.
Indagati anche due candidati alle amministrative palermitane 2012, Giuseppe Ippollito e Alessio Stefano Paradiso, oltre al cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello. Ci sarebbe anche il nome di un avvocato, Francesco Menallo, che oggi non fa più parte del M5S. Non si conosce ancora il nome della decima persona destinataria dell’avviso di garanzia. Si tratterebbe di un attivista.
Gli interrogatori degli indagati dovrebbero iniziare tra il fine settimana e la prossima settimana. Alcuni, senza attendere l’arrivo dell’avviso di garanzia, hanno chiesto attraverso i loro legali, di essere ascoltati. Altri stanno ricevendo gli avvisi a comparire. Il reato contestato agli indagati punisce “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati o altri atti destinati alle operazioni elettorali” e prevede pene dai due ai cinque anni. Secondo la norma viene punito ”chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito”. Che viene punito “con la stessa pena, ancorché non abbia concorso nella consumazione del fatto”. Quindi, per essere indagati non è necessario avere partecipato fisicamente alla falsificazione delle firme ma averne anche beneficiato.
Ci sono quattro indagati nell’inchiesta sulle presunte irregolarità per la raccolta firme del Movimento 5 Stelle per le Regionali del 2014 in Emilia-Romagna. Il reato ipotizzato è la violazione della legge elettorale. L’indagine della Procura di Bologna è partita un mese fa dopo aver ricevuto dai carabinieri di Vergato un fascicolo contenente un’indagine durata due anni, iniziata a seguito di un esposto presentato da due ex attivisti del M5S di Monzuno, Stefano Adani e Paolo Pasquino.
Ascoltate almeno quattrocento persone, molte delle quali non hanno riconosciuto firma. Sarà depositata questa mattina in Procura a Palermo l’informativa della Digos, sugli accertamenti svolti in questo mese nell’ambito delle indagini sulle firme false del M5S alle amministrative del 2012 di Palermo.
La Digos della Questura di Palermo è stata delegata dal Procuratore aggiunto Dino Petralia, che coordina l’inchiesta, con la pm Claudia Ferrari, a svolgere l’indagine. In queste settimane sono state ascoltate oltre 400 persone per riconoscere le firme depositate dai grillini per partecipare alle comunali di quattro anni fa.
Ma centinaia hanno fatto mettere a verbale che le firme depositate non fossero loro. Addirittura, in alcuni casi, come quello del genero di Paolo Borsellino, Fabio Trizzino, è stato messo a verbale di non avere mai firmato per le amministrative ma per il referendum sull’acqua pubblica.
Sono almeno una decina le persone indagate, tra cui i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che si sono autosospesi, e alcuni deputati nazionali, che però al momento sono ancora al loro posto. Gli interrogatori dovrebbero iniziare nel weekend, tra cui proprio i deputati Riccardo Nuti e Claudia Mannino.
Samantha Busalacchi, candidata alle comunarie di Palermo 2017, e tra gli indagati nell’inchiesta firme false della Procura di Palermo, da oggi pomeriggio non lavora più per il M5S all’Assemblea regionale siciliana. Busalacchi era dipendente del deputato Giorgio Ciaccio, per ora assente per un problema di salute, ma in realtà lavorava per tutto il gruppo. E oggi, dopo avere appreso dell’indagine a suo carico, i deputati grillini le avrebbero tolto il badge allontanandola del gruppo.
(Ter/AdnKronos)