Quattro persone con il volto coperto da cappucci e sciarpe che, quasi senza fretta, piazzano uno striscione inneggiante alla 'vendetta' e fanno scoppiare due ordigni. E' ciò che si vede nelle immagini riprese dal circuito di videosorveglianza della centrale della Polizia Municipale di Parma, la notte in cui c'é stato il lancio di due bombe carta e di un fumogeno. Un gesto dimostrativo compiuto domenica notte, legato al presunto pestaggio del ghanese Emmanuel Bonsu da parte di alcuni agenti della municipale, per il quale sono state fermate quattro persone, due uomini e due donne che la Digos ritiene collegate al movimento anarchico-insurrezionalista. Si tratta di Giuseppe Sciacca, catanese di 29 anni, Nora Gattiglia, genovese di 24 anni, Maddalena Calore, 21 anni, di Abano Terme ma 'gravitante' nel bolognese, che sono stati fermati a Verona. A loro si aggiunge Santo Fonti Castelbonese, 28 anni, originario di Catania ma domiciliato a Parma dove è stato fermato. Tra i sospetti quello di maggior spicco è certamente Sciacca. Ritenuto appartenente ad gruppo punk anarchico e ultrà della curva nord del calcio Catania (già interdetto dallo stadio), è indagato nel capoluogo etneo perché presunto responsabile del lancio di due bottiglie incendiarie contro i portoni di ingresso di una caserma dei carabinieri, avvenuto alla fine di ottobre del 2004. Nello stesso anno venne denunciato per alcuni scontri con esponenti dell'estrema destra. Fermato all'indomani dell'attentato, nei suoi confronti è stato ipotizzando il reato di terrorismo. Gattiglia, invece, è nota per l'impegno sul fronte animalista. La Digos ligure la seguiva da circa un anno e mezzo segnalando frequentazioni con l'area anarchica dallo scorso gennaio, quando è stata identificata più di una volta con Sciacca, a Genova. Viso noto nei collettivi anarchici genovesi, viene descritta come una persona tranquilla e, stando alle forze di polizia, non ha mai commesso azioni violente. Seppur giovanissima, anche Maddalena Calore, che gravita nell'area emiliana, è ben nota alla polizia perché già indagata per associazione sovversiva, istigazione a delinquere, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Si sa meno dell'altro catanese fermato, Santo Fonti Castelbonese. La Digos di Parma lo ha trovato in un appartamento di via Langhirano quattro ore dopo che gli altri tre erano stati fermati nel veronese a bordo di una Wolkswagen Polo verde. La targa dell'auto (che appartiene ad una conoscente di Verona) era stata fornita da un testimone, che aveva visto la Polo allontanarsi dalla centrale dei vigili dopo le due esplosioni. I quattro sono accusati di porto in luogo pubblico e deflagrazione di esplosivo. Gli agenti hanno sequestrato varie armi bianche, scanner e ricetrasmittenti, rilevatori di onde elettromagnetiche (per bonifiche anti-intercettazioni), documenti e video, soprattutto su scontri manifestanti-forze dell'ordine. Nella vettura sono state trovate anche una spranga di ferro e una bomboletta spray di color nero, mentre nell'appartamento parmigiano è stato trovato materiale utile al confezionamento tanto degli ordigni che dello striscione. La Digos sta cercando di appurare se i quatto sono stati supportati da una rete di favoreggiatori. La magistratura dovrà decidere sulla convalida dei fermi. "L'intelligence della Polizia di Stato non si è fatta trovare impreparata, rispondendo a dovere di fronte ad un grave episodio che crea allarme sociale", ha detto il Questore di Verona Vincenzo Stingone (ex questore a Parma) aggiungendo che è stata "stroncata sul nascere" una situazione che poteva rivelarsi pericolosa.