Per stampa europea la Sicilia ancora e solo Messina Denaro e mafia

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L’anno prossimo Palermo sarà capitale europea della cultura e la biennale d’arte itinerante Manifesta la consacrerà punto di riferimento dell’arte contemporanea.

La Coppa America a Trapani, le rappresentazioni classiche e il recupero di Ortigia a Siracusa, il Festival del cinema di Taormina, i cicli su Montalbano che hanno fatto conoscere il barocco siciliano e il fascino di Ibla, la flotta di megayacht che affolla ogni estate le Eolie, la magia dell’ Etna fra neve e costa dei Ciclopi , la cucina, il mare e chissà quante altro cose ci sfuggono. Eppure…. non basta.

E’ la mafia che continua a identificarci aldilà dello Stretto per la stampa superficiale e pigra di tutta Europa.

Da quella famosa copertina del settimanale tedesco Spiegel, in cui, oltre 15 anni fa, ci si dipingeva come il paese della Mafia, mostrando un piatto di spaghetti con sopra una pistola e, in primo piano, una vetrina crivellata di colpi, alle tante copertine e inchieste, più o meno frettolose e ripetitive, che i giornali europei e internazionali dedicavano alla criminalità nell’isola. Fino a questi giorni, in cui il magazine francese Le Monde, considerato autorevole e attento, torna a occuparsi della Sicilia con sette pagine di reportage e fotografie.

In copertina, Matteo Messina Denaro, nella iconica foto sfocata, in bianco e nero, con i Ray-ban a goccia , indicato come “L’uomo più ricercato d’Italia”.

Nel servizio dal titolo “Il fuggitivo di Cosa Nostra” si ricorda come siano ben 24 anni che questo mafioso si trovi in fuga per sfuggire alla giustizia, nonostante sia stato stanziato un milione e mezzo di taglia per la sua cattura.

Dai sanguinosi anni ’90 il boss di Castelvetrano, figlio a sua volta di un padrino morto qualche anno fa, ha continuato a cumulare delitti, condanne e denaro (attraverso parenti e prestanome diversi), divenendo, dopo la morte, a metà novembre, dopo 24 anni di carcere al 41 bis di Totò Riina, il capo indiscusso di Cosa Nostra. Un’organizzazione criminale ormai a sua immagine: invisibile, moderna e sempre potente “.

Racconto affascinante e mitico, come piace certamente ai lettori di gusto più semplice e vogliosi di leggere quanto nel proprio immaginario.

Si vorrebbe però – senza per questo essere definiti suscettibili – che una stampa autorevole e qualificata guardasse con più attenzione alla Sicilia, analizzandone trasformazioni ed evoluzioni. Senza sottacere i tanti malanni che ancora la affliggono, ma non soffocando il presente con il passato.

Il sacrificio di tanti uomini dello stato o semplici cittadini , la presa di coscienza collettiva e gli esempi positivi, dimostrano come ci sia un futuro certamente migliore. Ma per leggere questo bisogna andare aldilà dei luoghi comuni, del folclore e del colore. Ci vuole, insomma, un giornalismo migliore.00

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