I cognomi come brand: Calì, Maggio, Pizzuto, Scimè

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Calì

(come Gianluca Calì, imprenditore di Casteldaccia)

Calì, e anche Cali (i finale non accentata), derivano dal greco kalìs, genitivo femminile: i nominativi, maschile, femminile e neutro fanno kalòs, kalì, kalon, i genitivi kaoù, kalìs, kaloù (si traduce con “bella” o “di bella”, rispettivamente nominativo e genitivo femminile). Calì potrebbe derivare dall’arabo gali che vuol dire “potassa” e pianta da cui si ricava la potassa. E’ un .cognome molto diffuso in Sicilia, ma presente con consistenti nuclei, anche in altre regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, ecc. (in tutto circa 500 comuni). Calì è noto in tutta l’Isola ma soprattutto nel catanese (Catania, Giarre, Misterbianco, ecc.), nel palermitano (Palermo, Bagheria, Casteldaccia,ecc.), nel messinese (Messina, Cesarò, Milazzo, ecc.), nell’ennese (Leonforte, Centuripe, Piazza Armerina, ecc.), nel nisseno (Caltanissetta, Mazzarino, Gela, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi. Una famiglia Calì risulta iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922: aveva dimora a Catania e ad Acireale. Fra i suoi esponenti più noti citiamo. Un Pietro Paolo Calì, barone di Fabio con privilegio del 4 agosto 1798, fu Capitano di Giustizia in Acireale nel 1804/1805; i fratelli, DOMENICO, 2^ Tenente dell”8^Reggimento Fanteria di Linea Calabria” dell’esercito delle Due Sicilie, e VINCENZO CALI’, alfiere (sottotenente del “1^ Granatieri della Guardia Reale”): parteciparono alla difesa del Regno nel 1860 e morirono a Capua, nel novembre dello stesso anno, combattendo contro i piemontesi; MAURO CALI’, fu vescovo di Malta nel 1398 e, poi, vescovo di Catania dal 1408 al 1411. SANTO CALI’(Linguaglossa 1918-1972), fu poeta, insegnante e uomo di grande cultura. GIANLUCA CALI’, imprenditore di Casteldaccia, 41 anni: ha acquistato una delle auto blindate che lo Stato ha messo in vendita su e-bay, per proteggere se e i familiari. Nel 2009 Gianluca apre a Casteldaccia una concessionaria di automobili e la cosca mafiosa locale chiede subito il pizzo, l’imprenditore si rifiuta e denuncia gli estortori: nel 2011 alcune automobili della sua concessionaria vanno a fuoco; le indagini degli inquirenti portano in carcere 21 affiliati al clan di Bagheria. Qualche tempo dopo acquista una villa vicino Casteldaccia, apparteneva a due padrini di Bagheria, ma ben presto gli viene sequestrata dai forestali. Una indagine porta all’ incriminazione di quattro dipendenti della forestale che ricattavano gli abitanti della zona minacciando il sequestro degli immobili: in alternativa chiedevano somme di denaro. Tutte storie, come quest’ultima, che hanno interessato nel tempo le cronache dei giornali.

Maggio

(come Mariella Maggio, deputata regionale del PD)

Maggio è un cognome diffuso in tutta la penisola: i ceppi più consistenti e più importanti si trovano in Sicilia, Puglia, Lombardia, Piemonte, Campania, Lazio, Veneto. Nell’Isola i nuclei più numerosi sono nel palermitano (Palermo, Cefalù, Geraci Siculo, ecc.), nel catanese (Catania, Randazzo, Motta Sant’Anastasia, Aci Catena, ecc.), nel messinese (Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Sant’Agata Militello, ecc.), nell’agrigentino (Sambuca di Sicilia, Cammarata, Santa Margherita Belice, Sciacca, ecc.), nel trapanese (Marsala, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, ecc.). Fra le sue varianti, più diffuse sono Maggi (diffuso un po’ ovunque in Italia), Majo (più raro, soprattutto in Sicilia e Abruzzo), Maggini, Maggetti, Maggetto, Di Maggio. L’origine di questi cognomi si può fare risalire al nome medioevale Maggio, attribuito per devozione alla Madonna, ai bambini nati in questo mese o, all’uso presso alcune comunità religiose di dare ai trovatelli, cognomi tratti dai mesi di nascita. Potrebbero, inoltre, derivare da alcune località geografiche come Maggio nel lecchese o Viamaggio o Viciomaggio nell’aretino, nelle quali probabilmente risiedevano i primi esponenti della famiglia.

Riferimenti storici e personaggi. Il Galluppi cita la famiglia Maggio o Del Maggio originaria dal napoletano; essa godette di nobiltà in Messina nei secoli XVI-XVII-XVIII: Pietro Antonio nel 1736 ebbe il titolo di barone del Campo e Cristofaro, dottore in legge, ottenne l’investitura di barone di Camastra. CARLO MARIA MAGGI (Milano 1630/1699), personaggio attivo nel campo della letteratura e del teatro: fu letterato e drammaturgo molto noto all’epoca. A lui si deve la nascita della maschera milanese Meneghino, che raggiunse alti livelli di popolarità grazie alla sua commedia “I consigli di Meneghino”. Napoli ricorda la famiglia Maggio: sei fratelli, i primi quattro attori ENZO (1902-1978), BENIAMINO (1907-1990), DANTE (1909-1992), Giustina, in arte PUPELLA (1910-1999), ROSALIA (1921-1995), Icadio, Margherita. Erano figli d’arte: il padre, DOMENICO MAGGIO, detto Mimì –(1879-1943), fu uno dei più grandi capocomici del teatro partenopeo; la madre, Antonietta Gravante, era erede della famosa famiglia Gravante, gestori del rinomato circo equestre “Carro di Tespi”. MARIELLA (Maria Leonarda) MAGGIO (Trapani 18/6/1956), deputata regionale in questa XVI legislatura, gruppo PD, componente della Commissione Esame della Attività dell’Unione Europea e vice presidente della V Commissione Cultura, Formazione, Lavoro. Sindacalista, nel 2009 fu eletta Segretaria Regionale della C.G.I.L., la prima donna in Sicilia a ricoprire questo incarico. Contraria alle correnti nel P.D., nel corso degli ultimi Stati Generali, ha dichiarato: “Gettiamo a mare le correnti (del partito), è ora di finirla”.

Pizzuto

(Angelo Pizzuto, presidente ACI di Palermo)

Il cognome Pizzuto dovrebbe derivare dal nome di località legate al termine “pizzo” (cima) e starebbe ad indicare la provenienza del capostipite da una località montana, come, ad esempio, Monte Pizzuto, montagna dei monti Sabini, nel subappennino laziale, o Castelpizzuto, comune in provincia di Isernia, nel Molise. Non è escluso che, almeno per il ceppo siciliano-meridionale, il cognome provenga dal termine dialettale “pizzuto” che significa pungente, arguto, pronto, vispo, presuntuoso, ecc.; in tal caso sarebbe riferito al comportamento del capostipite o della sua famiglia. Pizzuto è diffuso soprattutto in Sicilia, ma anche in Puglia, Molise, Calabria, Lazio, Piemonte, Lombardia e in quasi tutte le altre regioni italiane. Nella nostra Isola è presente in particolare nel messinese (Ficarra, Capo d’Orlando, Messina, ecc.), nel palermitano (Castronovo di Sicilia, Casteldaccia, Villalba, ecc.), nel catanese (Catania, Motta Sant’Anastasia, San Giovanni La Punta, ecc.), nell’agrigentino (Campobello di Licata, Santo Stefano Quisquina, ecc.), nel nisseno (Caltanissetta, Gela, Butera, ecc.).

Riferimenti storici e personaggi. Nelle “Memorie storiche dei cardinali della Santa Romana Chiesa” scritte da Lorenzo Cardella nel 1792, si cita un cardinale GIOVANNI PIZZUTO, vissuto nel XII secolo e morto nel 1180, nel penultimo anno del pontificato di Alessandro III. Di lui si dice che restituì al suo lustro l’Abbazia di San Pietro all’Altare di Napoli e, a sue spese, fece fabbricare un grande edificio che utilizzò come sede dell’Istituto dei Canonici regolari e vi nominò come superiore l’abate Niccolò, canonico di San Vittore a Parigi. ANTONIO PIZZUTO (Palermo 14/5/1893 – Roma 23/11/1976), scrittore provvisto di larga cultura umanistica con accentuati interessi linguistici e filosofici. Si fece conoscere come scrittore in età avanzata, dopo la pensione di funzionario statale. Nelle sue opere c’è la lezione futurista ma anche gli influssi di Joyce, Gadda, il “nouveau roman”. Dopo la laurea in giurisprudenza nel 1915 e in filosofia nel 1922, si arruolò nella polizia di Stato distinguendosi nella caccia agli antifascisti. Nel dopoguerra fu vicequestore a Trento, questore a Bolzano e ad Arezzo e vicepresidente della Commissione Internazionale di Polizia Criminale (Interpol), con sede a Vienna e soggiorni in Francia, Inghilterra, Germania. ANGELO PIZZUTO, presidente del parco delle Madonie: il C.G.A.(Consiglio di Giustizia Amministrativa) lo ha reintegrato nel suo incarico dopo il lungo contenzioso con il governatore della Sicilia Rosario Crocetta che lo aveva sospeso per due volte per presunte irregolarità nella gestione dell’Ente. Angelo Pizzuto era stato nominato prima commissario, poi presidente del parco delle Madonie, nel 2012 dall’allora governatore Raffaele Lombardo.

Scimè

(come Fabrizio Scimè, segretario generale dell’A.R.S.)

Scimè è forma apocopata (troncata) del cognome Scimeni o Scimemi, proveniente da Jimeno, nome medioevale basco o spagnolo derivato da Ximeno (Simone), in ebraico Shime’on che significa seme, erede, figlio: il capostipite probabilmente aveva tale nome.

Scimè ha il nucleo più numeroso in Sicilia: nell’agrigentino (Racalmuto, Agrigento, Alessandria della Rocca, ecc.), nel palermitano (Palermo, Casteldaccia, ecc.), ma anche nel nisseno (Gela, Caltanissetta), nel trapanese (Castelvetrano), nell’ennese (Leonforte), nel messinese; ha piccoli nuclei in altre regioni italiane come Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Puglia, Lazio, ecc.

Riferimenti storici e personaggi. FABRIZIO SCIME’, nuovo segretario generale dell’ARS dal 1^ agosto scorso: è stato nominato dal consiglio di presidenza su proposta del presidente dell’Assemblea. Sostituisce Sebastiano Di Bella che, in quiescenza volontaria, ha evitato il taglio dello stipendio previsto dalla nuova legge per i dirigenti regionali. Fabrizio, 46 anni, è stato in servizio presso il Parlamento regionale fin dal 1999; si è occupato del “Servizio personale”, di bilancio, ha guidato l’ufficio per il coordinamento dell’attività legislativa regionale. E’ figlio di ALDO SCIME’ (Racalmuto 1924), segretario generale dell’ARS dal 1974 al 1981; durante il suo mandato, fra le altre cose, ha introdotto nelle scuole siciliane lo studio della mafia e la lettura del giornale. Come giornalista RAI ha curato numerose inchieste radiotelevisive sui temi dell’ambiente e delle tradizioni popolari. Attualmente è direttore di Kalos e vicepresidente della “Fondazione Leonardo Sciascia”.

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