Messina, corse clandestine di cavalli: Corte d’Appello conferma condanne

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La Corte di Appello di Messina, nell’udienza di venerdì 13 aprile, ha confermato le condanne inflitte in primo grado a dieci persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, maltrattamento di animali e organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l’integrità fisica.

Da un minimo di un anno a massimo di cinque anni e sei mesi di reclusione, le pene stabilite nell’udienza di primo grado, in cui la LAV era parte civile, del processo scaturito dall’inchiesta “Pista di sabbia”: un’articolata attività di indagine, avviata dal Nucleo Operativo della Compagnia Messina Centro e relativa all’organizzazione di competizioni clandestine tra cavalli, disputate lungo alcune importanti arterie stradali cittadine.

“Le corse clandestine di cavalli sono uno dei settori di maggiore interesse della criminalità organizzata, in particolare in Sicilia e nel Sud Italia, con un considerevole giro d’affari – afferma Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio zoomafia della LAV – Recenti inchieste, diverse da questa in esame, hanno confermato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse illegali di cavalli, in particolare proprio nella provincia di Messina. Solo nel 2016, con dati che riguardano sia le corse clandestine che le illegalità nell’ippica, ci sono stati 8 interventi delle forze dell’ordine, 3 corse clandestine bloccate, 36 persone denunciate, 24 persone arrestate, 22 cavalli sequestrati, 4 stalle e un maneggio sequestrati”.

In particolare la Corte d’Appello ha confermato in toto la sentenza emessa in primo grado nel 2015, quando il Tribunale aveva condannato Placido Siracusano a 5 anni e 6 mesi, 4 anni e 4 mesi ad Antonio Romeo, Antonino Tricomi e Davide Tricomi, 3 anni e 3 mesi a Salvatore Tricomi, un anno a Francesco Tricomi, 2 anni a Carmelo Scotto, infine Santo Currò ad un anno e 10 mesi, Salvatore Mangano ad un anno e 5 mesi e Mario Di Bella ad un anno ed 1 mese. Dieci persone erano state invece assolte. Il Collegio è andato oltre la richiesta dell’Accusa, che aveva sollecitato la prescrizione per uno degli imputati. Confermata quindi l’accusa di associazione per quelli che collaboravano ai pali clandestini ed ai veterinari che avrebbero aiutato le scuderie a dopare i cavalli, maltrattati per le gare. La Lav e l’associazione Horse Angels sono parti civili al processo.

Ricordiamo che la LAV (Lega Anti Vivisezione) è un’associazione animalista italiana nata nel 1997 con la mission di praticare e promuovere il cambiamento culturale nel rapporto con gli animali che porti a stili di vita e a scelte politiche fondati sul rispetto e la solidarietà verso gli esseri viventi, senza distinzione di specie, oltre che fermare ogni forma di sfruttamento e di sofferenza con l’affermazione dei diritti, la promozione di nuove leggi e la loro applicazione. Sono presenti in tutta Italia con numerosi sedi locali e punti di riferimento: con i loro soci e i loro volontari difendono in tutto il Paese, da più di trent’anni, la dignità di chi non ha voce.

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