Nel nostro Paese si legge poco. E se non bastasse, si legge male. Quei libri che si contendono la ribalta commerciale sono spesso frutto di operazioni messe in atto, con mestiere e furbizia, dalle grandi catene editoriali. La crisi, inoltre, ha ridotto sensibilmente gli spazi destinati, nelle librerie, agli editori indipendenti, piccoli e medi che siano.
Perciò, ancora più encomiabili si rivelano gli editori e i librai che sfidano l’omologazione con scelte coraggiose e ardite. Per fortuna, in Sicilia – che, malgrado i numerosi talenti letterari del passato e del presente, resta tra le regioni in coda per numero di lettori – non mancano editori e librai audaci. Tra questi Nicola Macaione, un libraio palermitano che da qualche anno ha dato vita a una piccola casa editrice, Spazio Cultura Edizioni. Tra le collane di Spazio Cultura Edizioni si segnala “Letture maledette”. Inaugurata nel 2013 con la raccolta di racconti “Movie” di Vicio Matta, la collana “Letture maledette” lancia adesso un singolare diario-romanzo, “Lo squarcio e il velo” di Paola Erbaggio, che già ha destato clamore e che sicuramente ancora per tanto farà parlare di sé.
“Lo squarcio e il velo”, infatti, è il racconto – schietto, crudo, politicamente non corretto – della vita di una ragazza di Pozzuoli, Giulia. Una vita la sua, come quelle di non poche meridionali, segnata da violenze, soprusi, aggiramenti in momenti e in contesti diversi. Paola Erbaggio, già dirigente puteolana dei Ds, nel diario di Giulia, non esita a denunciare situazioni estreme – che in genere passano sotto silenzio, e bruciano sulla pelle di tantissime donne costrette a subire e a tacere – presentatesi negli ambienti familiari, in comunità religiose, nelle sezioni di partito.
Sì, “Lo squrcio e il velo” è una lettura maledetta, in ciò ricalcando il titolo della collana editoriale: una lettura molesta, maleducata, impertinente, che ferisce, scalfisce le coscienze, turba la quiete. Inadatta a chi da un romanzo si attende verità consolatorie, evasione, punti fermi e certezze. E però “Lo squarcio e il velo” conquista e avvince le lettrici e i lettori maturi: lo rivelano le molte entusiastiche recensioni sul web, scritte non da giornalisti o da critici prezzolati ma da gente comune (ché, naturalmente, un libro del genere sfugge all’attenzione dei media e della stampa in auge).
Peraltro, “Lo squarcio e il velo” è anche un romanzo ben scritto, scorrevole e a suo modi accattivante. La sua struttura diaristica è a un tempo semplice e originale. Sapiente è l’intreccio della voce della protagonista Giulia con quella della psicanalista con cui si confronta e di Nicola Oddati, già parlamentare e dirigente provinciale dei Ds, il cui calibrato intervento è un altro dei punti di forza del libro.
La storia raccontata, per i tanti suoi risvolti drammatici, per le esperienze infernali vissute da Giulia, per l’assenza di falsi pudori, è un pugno nello stomaco per i lettori. Ma ha anche, nel riscatto e nella liberazione vissuti della protagonista, la forza catartica che la letteratura a volte riesce a possedere.