Ogni 16 ore un sindaco viene minacciato, Sicilia seconda sul podio

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L’ultimo  atto intimidatorio è avvenuto all’indirizzo di Giovanni Panepinto, ex sindaco di Bivona e esponente del Partito democratico. All’esponente politico sono state tagliate le ruote della sua auto. E’ accaduto sabato sera, a Cianciana, nell’agrigentino, mentre Panepinto era impegnato nella presentazione della Lista civica a sostegno del candidato sindaco. Sull’episodio indagano i carabinieri. Il territorio Agrigentino è da sempre molto caldo dove epr anni si sono cinsumate faide mafiose e pressioni a ogni livello. Era il  1 maggio quando  Ida Carmine, amministratrice del Comune di Porto Empedocle ha trovato davanti il cancello in un terreno di sua proprietà la testa mozzata di una mucca. In realtà il primo cittadino , eletta tra le fila del M5S l’anno precedente aveva ricevuto un’altra intimidazione, qualcuno era entrato nella sua casa estiva non portando via nulla . Ma qual è l’identikit dell’amministratore minacciato? Normalmente è il sindaco di un Comune medio- piccolo del Sud e ormai come conferma l’ultimo caso di cronaca colpisce indistintamente anche le donne, sono state il 13% i casi rilevati nel 2017.

Un fenomeno che non si arresta. Il 16 aprile è stata la volta del sindaco di Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo, dei vandali hanno colpito la tomba di famiglia del sindaco Di Giorgio. Quest’ultimo prima di Natale e dopo aveva ricevuto avvisaglie ben precise, la macchina gli venne bruciata.
A aprile è stato anche il turno del collega in provincia di Enna, Antonio Bevilacqua, amministratore Cinque Stelle, a cui è stato bruciato il portone di casa.
Nel 2017 sono 537 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali, una ogni 16 ore. E’ un dato riportato nel report degli “ Amministratori Sotto Tiro” e ben il 69% degli atti intimidatori si concentra nel Sud e nelle Isole. La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto al 2016. A seguire la Sicilia, la classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi registrati. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro – Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni citate si è registrato un sensibile aumento dei casi. A livello provinciale, nel 2017 i territori più colpiti sono stati le province di Napoli (34 casi) e Avellino (22 casi), seguite da Reggio Calabria, Siracusa e Cosenza (18 casi ognuna), Roma e Foggia (17 casi), Milano e Bari (16 casi ognuna).

 

Un quadro ben preciso che lascia spazio a pochi margini di interpretazione. Certo non è rilevante solo in termini esclusivamente numerici lo è ancor di più nello studio della fenomenologia di corruzione e pressioni delle mafie su coloro che rappresentano lo Stato nell ’amministrazione di una comunità. Piegare un sindaco equivale a esercitare il controllo su un dato territorio. Ecco che il legislatore ha tentato di correre ai ripari approvando nel mese di giugno, la legge n. 105 del 2017 “Norme a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti”. La legge inasprisce le sanzioni per gli atti di intimidazione nei confronti degli amministratori locali e dei componenti degli organi politici. In particolare, attraverso la modifica dell’articolo 338 del codice penale “Violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario”, viene estesa l’applicazione di tale norma agli atti di intimidazione nei confronti dei singoli componenti e ai casi in cui tali atti sono finalizzati ad “ottenere, ostacolare o impedire il rilascio o l’adozione di un qualsiasi provvedimento, anche legislativo” e “a causa dell’avvenuto rilascio o adozione dello stesso”. Con la previsione di una pena massima fino a 7 anni di reclusione, si rende possibile sia il ricorso alle misure cautelari che all’uso delle intercettazioni nel corso delle indagini. La legge modifica anche il Testo unico sulle elezioni degli organi comunali (DPR N.570 del 1960), al fine di garantire una specifica tutela per i candidati alle Elezioni amministrative. Le sanzioni previste per la turbativa del diritto di voto – tra cui la reclusione fino a cinque anni – vengono estese a coloro che, con minacce o con atti di violenza, ostacolano la libera partecipazione di altri alle competizioni elettorali amministrative .

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