1/ La verità su Capaci e via D’Amelio, l’ombra del Gruppo Bilderberg

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Sono state depositate dai giudici della Corte di assise di Caltanissetta le motivazioni della sentenza del processo Capaci bis a conclusione del quale sono stati condannati all’ergastolo quattro boss mafiosi  e cioè Salvino Madonia, Lorenzo Tinnirello, Giorgio Pizzo e Cosimo lo Nigro. Nella parte che concerne i moventi che diedero luogo alla strage, i giudici di Caltanissetta non escludono che ambienti esterni a Cosa Nostra abbiano potuto condividere il progetto della strage. Scrivono infatti i magistrati : “In questo processo, è emerso un quadro sia pure non ancora compiutamente delineato, che conferisce maggiore forza alla tesi secondo cui ambienti esterni a Cosa nostra si possano essere trovati, in un determinato periodo storico, in una situazione di convergenza di interessi con l’organizzazione mafiosa, condividendone i progetti ed incoraggiandone le azioni, come ha sostenuto la procura».

Questa convinzione sembra trarre spunto dalle propalazioni di due importanti collaboratori di giustizia Antonio Giuffrè e Gaspare Spatuzza, entrambi ritenuti attendibili da tutte le Corti che si sono occupate di processi di mafia conclusisi con pesanti condanne di esponenti mafiosi. Giuffrè ha infatti riferito che prima della realizzazione della strage, Bernardo Provenzano aveva interpellato ambienti esterni a Cosa Nostra, ambienti della imprenditoria, della politica e della massoneria. E a proposito dell’annullamento del progetto di uccidere Falcone a Roma per ucciderlo poi nell’attentato di Capaci, scrivono ancora i giudici: “Sembra difficile sostenere – scrivono nella sentenza – che il mutamento di programma rispondesse semplicemente a ragioni logistiche. Una simile ipotesi si pone in irrimediabile contrasto con la particolare complessità che contrassegnava l’organizzazione dell’attentato di Capaci. Appare, invece, molto più plausibile che la decisione di Salvatore Riina costituisse una coerente attuazione di quella finalità che Antonino Giuffrè ha sintetizzato con la frase del Capo di Cosa Nostra. “Facciamo la guerra che poi viene la pace” Una strategia, questa, che fallì per effetto della forte reazione dello Stato, ma che, con ogni probabilità, fu alla base della scelta di Salvatore Riina di procedere prima all’eliminazione dell’onorevole Lima e poi alla realizzazione di un attentato che costituiva un vero e proprio atto di guerra contro lo Stato, come la strage di Capaci».

Se si vogliono comprendere le ragioni della uccisione di Giovanni Falcone, avvenuta con la strage di Capaci, occorre partire da un dato di fatto già evidenziato nella sentenza. Falcone, che al momento della sua uccisione ricopriva l’incarico di direttore degli Affari penali, presso il Ministero della giustizia, poteva benissimo e facilmente essere eliminato a Roma dove, tra l’altro, era solito spesso muoversi senza scorta. Era stato controllato per mesi da un gruppo di fuoco guidato da Matteo Messina Denaro e quindi costituiva un facile obiettivo. Ma era improvvisamente pervenuto un ordine che aveva sospeso “la missione” romana per cui Falcone non doveva più essere ucciso a Roma ma a Palermo e in modo eclatante. Il pentito Fabio Tranchina infatti, ha riferito che il “gruppo di fuoco” che doveva eliminare Falcone, era partito dalla Sicilia con un corteo di auto guidato dal boss Matteo Messina Denaro, allora non ancora latitante. “Ma all’improvviso, -ha raccontato Tranchina-.giunse l’ordine di tornare indietro. Bisognava uccidere Falcone a Palermo in modo eclatante. Questa decisione non può essere certo stata determinata, come sostenuto, dalla difficoltà di realizzare l’attentato a Roma dato che la realizzazione dell’attentato a Capaci si presentava (come d’altra parte sostenuto in sentenza) molto più difficoltoso e complesso. L’utilizzo dell’esplosivo per realizzare un attentato di tipo stragistico creando terrore fu dettato non soltanto dalla finalità di fare maggiore pressione perché andasse in porto la “trattativa” che secondo quanto ipotizzato dai magistrati di Palermo e Caltanissetta, era già stata avviata, ma anche dalla finalità di destabilizzare il Paese per individuare nuovi referenti per l’organizzazione mafiosa  dopo che erano venuti i meno i collegamenti con il mondo politico a seguito della disastrosa conclusione, per Cosa Nostra, del maxiprocesso.

La domanda che bisogna porsi è tuttavia la seguente : è possibile che Cosa Nostra autonomamente abbia concepito questi attentati di tipo stragista, soprattutto considerato che gli attentati di tipo stragista e terroristico non rientrano normalmente  negli obiettivi di questa organizzazione criminale?

Io credo che in questo attentato, così come nell’attentato fallito all’Addaura in cui dovevano essere uccisi Falcone e i due magistrati svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann, che si erano incontrati con lui nell’ambito di indagini su un riciclaggio di denaro sporco legato all’inchiesta  “pizza connection” , attentati entrambi realizzati con l’impiego  di esplosivo di tipo militare, certamente non reperibile in commercio, siano da intravedere quegli elementi che, come sostenuto nella citata sentenza, sembrano condurre ad elementi esterni a Cosa Nostra in una situazione di convergenza di interessi con tale organizzazione, di cui avrebbero condiviso i progetti ed incoraggiato le azioni.

Senza volere formulare tesi complottiste o di fantapolitica, io credo che nelle stragi, sulla base di alcune considerazioni e di alcuni elementi di fatto, possa intravedersi quello che viene indicato come governo mondiale invisibile. L’ex magistrato Ferdinando Imposimato (che si è occupato come giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo tra cui il rapimento di Aldo Moro) sostiene, nel suo libro “Repubblica. Stragi impunite”, che nelle stragi vi sarebbero state complicità dello Stato o di frammenti dello Stato, con la mafia, con la massoneria e con il terrorismo nero, organizzazioni poi fuse nella organizzazione Gladio, cioè in quella organizzazione internazionale che era manovrata dalla CIA. Tale organizzazione, che secondo Imposimato esisterebbe ancora, serviva ad impedire la dinamica politica nel senso di spostare gli equilibri da destra verso il centro sinistra per rafforzare il potere, destabilizzare l’ordine pubblico e quindi stabilizzare il potere politico. Sostiene poi che dietro le stragi vi sarebbe il gruppo Bilderberg  che “comanda il mondo e le democrazie invisibili in modo da condizionare lo sviluppo democratico dei Paesi. Lo stesso sarebbe “uno dei responsabili della strategia delle tensione e quindi anche delle stragi” che “vuole gestire la dinamica democratica dei Paesi occidentali tra cui l’Italia ed anche la dinamica economica”

Ciò. in effetti risulta  da un documento, allegato alla requisitoria di Emilio Alessandrini, pubblico ministero della strage di Piazza Fontana, ucciso da prima Linea nel 1979. Si tratta di un documento riservato, il rapporto RSD/Zeta n.230 del 5 giugno 1967 che descrive l’esistenza di un governo mondiale invisibile e da cui emergono le connessioni tra terrorismo e gruppo Bilderberg. In questo documento si dice che i tre pilastri del governo mondiale sono il gruppo Bilderberg, la CIA e l’ADA (Association for democraticaction) che all’epoca era diretta da Arthur Schlesinger, braccio destro e consigliere di  John Fitzgerald Kennedy. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, si legge in tale documento, che bisogna influire  sulla dinamica del governo italiano sia intervenendo nella formazione del governo sia nella scelta dei segretari dei partiti di governo, strategia da attuare anche mediante atti di terrorismo. Questi documenti, che provengono dal sequestro disposto dai magistrati che indagavano sulla strage di Piazza Fontana, erano conservati in una cassetta di sicurezza nella disponibilità di Giovanni Ventura. Da una indagine condotto dalla Commissione parlamentare risulta che Gladio, uno dei pilastri del governo mondiale, altri non è che la CIA che esercita il controllo sui nostri servizi segreti. Pertanto, dice Imposimato nel suo libro e in alcune interviste che “quando parliamo di servizi segreti presenti nella strage di via D’Amelio dobbiamo pensare che ci sono i servizi segreti italiani ma sono a loro volta governati dalla CIA.

Ma cosa è il gruppo Bilderberg? Si tratta di un gruppo ristretto che dal 1954 si riunisce una sola volta all’anno per decidere in segreto le sorti dell’umanità. Le riunioni, alle  quali nessun giornalista può avere accesso, fino a poco tempo fa avevano luogo presso l’Hotel Bilderberg, in una piccola cittadina olandese. Dalla privacy armata che la protegge, la classe dirigente globale detta legge sulla politica, economia e questioni militari. Questo gruppo afferma che lo scopo di questi incontri è quello di favorire il confronto libero tra personalità influenti del mondo occidentale atlantico. La scrittrice e politica statunitense Phillys Stewart Schlafly, nel  suo libro “A Choisenot an Echo”, trattando del gruppo Bidelberg, sostiene che “dal 1936 fino al 1960, i candidati presidenziali repubblicani sono stati selezionati  da un piccolo gruppo di Kingmaker che sono i più potenti creatori di opinioni”. La Schlafly, nel suo libro afferma anche, per averlo appreso da un anonimo osservatore, che nella riunione  tenutasi nel 1957 nella St. Simon’s Island, non erano presenti i capi di Stato ma coloro che “danno ordini” ai capi di Stato. Un articolo pubblicato sul giornale della JBS ipotizzava poi un legame tra i Bildberghers e l’assassinio di Kennedy. L’American opinion inoltre, segnalava la strana coincidenza che pochi giorni dopo l’incontro avvenuto tra Kruscev e John Mc Cloy, direttore della Chase Manhattan,” profondamente coinvolto” nel Bilderberg, Lee Harvey Oswald, sospettato dell’assassinio di Jhonkennedy, abbia contattato l’ambasciata americana a Mosca per poter tornare negli Stati Uniti.

E sempre a proposito del potere del gruppo Bilderberg, Gary Allen, autore del libro “None dare to call itconspiracy”, pubblicato nel 1991, dopo avere detto che il Bilderberg è “un gruppo di sinistra” dal quale nascerebbero importanti scelte di politica estera per gli Stati Uniti, scrive : “Poco dopo l’incontro ( del Bilderberg), di Woodstok( aprile 1971) due eventi sinistri e di cambiamento di ruoli sono avvenuti : Henry Kissinger è andato a Pechino ad accordarsi per l’accettazione della Cina Rossa come membro della famiglia delle nazioni in commercio tra loro, e una crisi monetaria internazionale si è sviluppata, dopo la quale il dollaro è stato svalutato” Non mancano poi coloro che ritengono che il Bilderberg abbia avuto un ruolo nella creazione dell’euro e che, come risulterebbe da numerose prove, le riunioni avrebbero avuto come finalità quella di imporre “il superstato” dell’Unione Europea” ai cittadini europei nonostante la loro contrarietà. A ulteriore riprova  della influenza del gruppo Bilderberg sulla economia mondiale il giornalista americano WestbrookPegler parla di una riunione segreta tenuta a JekillIslands da un gruppo di banchieri statunitensi dalla quale era nata la proposta di costituzione  della Federal Reserve, la banca centrale americana.

Ma chi sono i componenti del gruppo Bilderberg? Si tratta in molti casi di capi di governo occidentali o banchieri centrali, che prima di assumere tali incarichi, hanno fatto parte del Comitato direttivo o hanno partecipato a un incontro del Gruppo Bilderberg o della Commissione trilaterale (Quest’ultima è un’associazione privata, fondata nel 1973 da un gruppo di cittadini Nord Americani, Europei e Giapponesi con la finalità di offrire ai soci un forum permanente di dibattito per approfondire i grandi temi comuni alle tre aree interessate).

Domenico Moro, autore di diversi volumi di carattere economico, politico e militare, nel suo libro “Il Gruppo Bilderberg : “L’elite del potere mondiale”, cita tra costoro” Clinton, Blair, Merkel, Cameron, Mario Monti ed Enrico Letta, ed aggiunge : “Tali strane coincidenze, insieme alla presenza di personalità del gotha economico-politico come Kissinger e Rockfeller e alla segretezza con cui il Bilderberg circonda i suoi incontri, hanno offerto terreno fertile a un’ampia letteratura complottista. (…) Bilderberg e Trilaterale sono oggi organizzazioni dell’elite transnazionale , che comprende e riunisce i vertici delle multinazional, delle grandi banche e del mondo politico e accademico all’interno dei quali c’è una consistente pattuglia di italiani. Ed osserva sempre Moro : “E’ evidente che l’esistenza di queste organizzazioni pone una questione di non poco conto, ovvero il controllo democratico sui processi decisionali e l’influenza di ristrettissimi gruppi privati sulle decisioni pubbliche”

Fatte queste premesse ritorniamo al quesito iniziale : perché Falcone e Borsellino vennero uccisi ? Io credo che uno dei motivi, che non ne esclude altri,quello che può definirsi il motivo scatenante, va ricercato nelle indagini che Falcone aveva avviato e intendeva portare avanti su Gladio, come si è visto uno dei tre pilastri del governo mondiale e che altro non era se non la CIA, indagini che aveva avviato fin dall’agosto del 1990, allorquando rivestiva le funzioni di Procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo e che venivano osteggiate dall’allora Procuratore capo. Ciò risulta in maniera evidente dal diario di Falcone, da lui consegnato alla giornalista Liana Milella e pubblicato sul Sole 24 ore”. Scrive infatti Falcone in proposito : “Dopo che, ieri pomeriggio, si è deciso di riunire i processi Reina, Mattarella e La Torre, stamattina gli ho ricordato(al capo della Procura n.d.r.) che vi è l’ istanza della parte civile nel processo La Torre (Pci) di svolgere indagini sulla Gladio. Ho suggerito, quindi, di richiedere al G.I. di compiere noi le indagini in questione, incompatibile col vecchio rito, acquisendo copia dell’ istanza in questione. Invece sia egli sia Pignatone insistono per richiedere al G.I. soltanto la riunione riservandosi di adottare una decisione soltanto in sede di requisitoria finale. Un modo come un altro per prendere tempo”. Il giorno dopo, il 19 dicembre: “Non ha più telefonato a Giudiceandrea (il procuratore capo di Roma ndr) e così viene meno la possibilità di incontrare i colleghi romani che si occupano della Gladio”.

Falcone ,che aveva intuito la possibilità che Gladio fosse coinvolta negli omicidi eccellenti verificatisi a Palermo, Reina, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, era consapevole del rischio che tale indagine comportava tanto da avere detto al pubblico ministero di Trapani che indagava sull’omicidio di Mauro Rostagno, che entrambi stavano indagando su fatti che erano pericolosi per la loro vita .

Nell’ambito del processo Rostagno era emerso infatti, che da Trapani, Gladio portava le armi in Libia. Arconte, un ex agente di Gladio riferì che molte volte era stato a Trapani e tutte le operazioni in Africa erano coordinate dalla locale sezione “Skorpio”. L’Arconte testimoniò che arrivava al porto  e veniva accompagnato in una base di appoggio che si trovava in una collinetta. Aveva saputo poi che la persona che andava a prenderlo e che gestiva la base di Trapani era Vincenzo Li Muli, un militare italiano, sottufficiale dei servizi segreti italiani, ucciso in Somalia il 12 novembre 1993 durante la missione Ibis, il giorno prima di testimoniare davanti ai giudici su Gladio, l’operazione Stay Behind e il traffico di armi  e scorie nucleari in Somalia. L’anno successivo alla morte emerse che Li Muli  sarebbe stato un informatore di Ilaria Alpi, sui traffici di armi e scorie. Evidenti pertanto erano i rischi che una indagine su Gladio avrebbe comportato e di ciò era ben consapevole Falcone.

Delle indagini su Gladio Falcone certamente parlò con Paolo Borsellino e questi fece l’imprudenza di dichiarare pubblicamente il 25 giugno del 1992 che il diario, pubblicato due giorni prima da Liana Milella sul Sole 24 ore era un diario autentico al cento per cento così avvalorando e rendendo noto il fatto che Falcone indagava su Gladio che riteneva implicata negli omicidi di cui si è detto. E’anche probabile che Borsellino, nella famosa agenda rossa, misteriosamente scomparsa dal luogo della strage, avesse annotato quanto appreso da Falcone su Gladio e sul coinvolgimento di questa organizzazione nei delitti Reina, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa ed altri delitti eccellenti. Borsellino inoltre aveva dichiarato pubblicamente che era sua intenzione recarsi dal Procuratore della Repubblica di Caltanissetta per riferire quanto a sua conoscenza sui moventi della strage di Capaci. Questa notizia unitamente a quella delle indagini che Falcone intendeva condurre su Gladio, ben può avere determinato questa organizzazione alla realizzazione della strage di via D’Amelio. Borsellino non sarà mai convocato dalla Procura di Caltanissetta. A riprova della delicatezza delle indagini che Falcone aveva avviato su Gladio non può non ricordarsi che a tutt’oggi non sono stati identificati coloro che dopo la strage di Capaci ispezionarono i file del computer di Falcone riguardanti Gladio e i delitti politico mafiosi e il cui scopo era quello di  ricercare documenti scottanti di cui evidentemente conoscevano l’esistenza.

Va detto per completezza che secondo quanto dichiarato dal figlio di  Vito Ciancimino, Massimo, il padre sarebbe stato un appartenente a Gladio e avrebbe fatto da tramite tra chi dava l’ordine e Totò Riina. Va tuttavia anche detto che circa l’appartenenza di Vito Ciancimino a Gladio si dimostrò scettico, pur non escludendo tale possibilità, l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il quale all’AdnKronos ebbe a dichiarare : “Mai sentito dire prima e guardi che io, modestamente, la storia di Gladio un po’ la conosco. Comunque che io non sapessi, non vuol dire nulla. Ne’ mi pare che il suo nome sia negli elenchi pubblici…ma anche questo dice poco. Nessuno me ne ha mai parlato, neanche in seguito, pero’ era una struttura altamente compartimentata e quindi e’ possibile che certi segreti fossero davvero segreti. Di sicuro il nome di Ciancimino non e’ citato neanche nei libri che recentemente hanno raccontato di Gladio. Boh. “Non capisco – aggiunge Cossiga – che cosa avrebbe dovuto fare un gladiatore in Sicilia. Prima che le armate sovietiche fossero arrivate fino a Palermo, sarebbero intervenuti americani e inglesi. Qualcuno dimentica che razza di presidi fossero le loro basi nel Mediterraneo, un tempo”.

CONTINUA-

 

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