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La Caritas dice no alle impronte ai rom: "I metodi polizieschi non servono, rievocano periodi bui"
Maroni zittisce i detrattori: "Moralismo ipocrita"

28 giugno 2008
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"I bambini devono essere difesi e accuditi, non trattati come criminali". La Caritas si schiera contro la proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni di prelevare le impronte ai bambini rom. E l'istituto cattolico lo fa a gran voce con monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, che ha rilasciato un'intervista su "Repubblica". 

 

"Abbiamo espresso le nostre perplessità su un pacchetto sicurezza che prevede l'uso dell'esercito nelle strade - dice Nozza al quotidiano romano -, una presenza che rischia di innescare un meccanismo di lotta di classe e di portare ad un allargamento di situazioni di conflittualità. Per la sicurezza ci vuole ben altro".

 

La Caritas critica soprattutto la decisione di prendere le impronte ai bimbi rom: "SI sta peggiorando: i piccoli hanno bisogno di attenzioni, non di essere sottoposti al prelevamento forzato delle impronte o a misure poliziesche prive di senso". 

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"Questa è una pratica - continua Nozza - che evoca scenari inquietanti, razziali, che credevamo ormai consegnati alla storia. i bambini, senza nessuna distinzione di etnia, politica o religione, vanno accuditi, accolti, difesi. Non criminalizzati. Sono loro le prime vittime, servono politiche più sensibili alla solidarietà". 

 

Un "moralismo ipocrita" quello di chi critica l'ordinanza che impone di prendere le impronte digitali ai rom, bimbi compresi. Lo dice il ministro dell'Interno, Roberto Maroni in un'intervista al 'Corriere della Sera'. Il titolare del Viminale garantisce che sul provvedimento non fara' passi indietro: "Andremo fino in fondo con il censimento cosi' come con tutte le altre misure. Sono stato eletto per risolvere il problema della sicurezza e lo faro' senza farmi condizionare da polemiche immotivate e infondate".

 

Con l'Ue non c'e' alcun problema, aggiunge Maroni: "La nostra posizione e' in linea con le decisioni prese in sede comunitaria". Ma certe critiche, come quella avanzata ieri da un funzionario di Bruxelles sulle impronte ai rom, per il ministro dell'Interno sono "voci dal sen fuggite inopportunamente e soprattutto false". Tanto che ieri, visto che a parlare era "stato un qualsiasi funzionario che non aveva alcun titolo per farlo" esprimendo "solo un'opinione personale", alla fine "la Commissione attraverso il portavoce di Barrot ha dovuto smentire".

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