Il linguaggio che utilizziamo nel riferirci a gruppi di persone ha un impatto rilevante sulla percezione culturale e sul rispetto dei diritti umani. Recentemente, è emersa la preferenza della comunità sorda per il termine "sordi" piuttosto che "non udenti". Questa scelta è stata abbracciata da molti all'interno della comunità stessa, portando a una riflessione su come la lingua possa influenzare l’identità e l’inclusione sociale.
Il significato delle parole
La parola "non udenti" si focalizza sulla mancanza di udito, sottolineando in modo quasi negativo ciò che una persona non può fare. Al contrario, il termine "sordi" è stato adottato come un'etichetta più neutra, che eventualmente abbraccia una cultura e una lingua propria, come la Lingua dei Segni Italiana (LIS). Utilizzare "sordi" è riconoscere la comunità per ciò che è, non per ciò che manca.
L'influenza dei media
I media giocano un ruolo cruciale nel plasmare l'opinione pubblica e la terminologia utilizzata nelle trasmissioni televisive ha il potere di educare o perpetuare stereotipi. Purtroppo, un recente programma su Rai 3 ha dimostrato una mancanza di consapevolezza utilizzando il termine "non udenti", il che ha suscitato una risposta critica da parte di chi è attivo nella comunità sorda e degli attivisti per i diritti umani.
Educazione e consapevolezza
Per migliorare l'integrità delle nostre comunicazioni, è essenziale promuovere l'educazione e la consapevolezza sui diversi aspetti della cultura sorda. Tale conoscenza è il primo passo verso una società più inclusiva, dove le preferenze linguistiche e culturali delle diverse comunità siano rispettate senza riserve.