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Nei Parlamenti si predica bene e si razzola male. Fanno leggi sulla trasparenza che non rispettano. In Sicilia per esempio succede che…

08 aprile 2010 00:00
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Da dove vengono le norme sulla trasparenza, l’accesso ai documenti della pubblica amministrazione, le leggi sul diritto all’informazione e così via? Vengono dal Parlamento, cioè dalle due Camere a Roma e, per quanto riguarda la Sicilia, dall’Assemblea regionale.
Ma sono proprio le assemblee legislative a mantenere gli “interna corporis”. Predicano bene e razzolano male. Passano i Presidenti (Senato, Camera, Assemblea regionale siciliana), i consigli di presidenza, ma la consuetudine a ciò che gli addetti ai lavori chiamano eufemisticamente “riservatezza” non cambia. Si arriva anche a raffinatezze, come in Sicilia, dove il consiglio di Presidenza ha approvato un regolamento dell’accesso così restrittivo da potere essere chiamato piuttosto “regolamento dell’inaccessibilità”.
A questa incombenza l’Assemblea regionale siciliana è stata costretta da una legge sulla pubblica amministrazione, alla quale ha adempiuto dopo circa nove anni. Non potendo sottrarsi ancora, di malavoglia, ha dovuto “fabbricare” il suo documento, e ne ha approfittato per stringere ancora di più la cinghia tanto da costringerci a ricorrere al Tribunale amministrativo regionale per potere avere le informazioni che chiedevamo da tempo senza successo. E’ stato una specie di capolavoro questo regolamento. E’ come se qualcuno, costretto a rispettare un obbligo, dovendo ingoiare il rospo, avesse detto: va bene, se proprio lo pretendete vi accontento, così imparate ad insistere.


Più o meno, è andata così.
I deputati hanno alzato un muro per proteggere le loro decisioni. Da chi e da che cosa? Dovendo necessariamente dare per scontato che i provvedimenti assunti dall’Assemblea siano legittimi e legalmente ineccepibili, non si capisce per quale ragione si debba nascondere ai cittadini gli atti esaminati ed approvati riguardanti l’organizzazione interna, il dettaglio delle spese, l’ammontare di stipendi e pensioni, bonus e indennità.
I grandi numeri, è bene ricordarlo, sono alla portata di tutti. Basta leggere il bilancio di previsione e il consuntivo. Non c’è problema, ma leggendo i documenti finanziari non si viene a sapere proprio nulla o quasi. Impossibile ricostruire le decisioni e la qualità dei provvedimenti, impossibile sapere quanto come decidono di retribuirsi i deputati regionali. I quali, in Sicilia, possono decidere ciò che vogliono e non adempiono all’obbligo, morale ancor prima che politico e di legittimità, di fare conoscere i numeri.
Come? Attraverso i documenti, non attraverso i comunicati stampa e le notizie soffiate a questo o quel giornale, quindi non controllate né controllabili.
Non è una situazione nuova, naturalmente, ma a differenza che nel passato, oggi gli amministratori dei Palazzi vanno raccontando balle un giorno sì ed uno no, sulla loro volontà di trasparenza, di risparmio sui costi e così via. Una volta questa ipocrisia non era di moda, oggi – a causa di una domanda pressante d’informazione da parte dell’opinione pubblica – i rappresentanti delle istituzioni legislative sentono il bisogno di raccontare frottole. Era meglio prima? Dotto certo aspetti sì. Occhio che non vede, cuore che non duole, insomma. Ma se qualcuno brandisce la spada della trasparenza per trafiggerti con il suo senso dello stato, delle istituzioni, della legalità eccetera, e poi si comporta esattamente il contrario, accanto al diritto negato subentra l’amor proprio, la voglia di non passare per fesso.
E qui apriamo una parentesi che riguarda gli organi d’informazione. I quali non danno grande rilievo alla questione o se glielo danno, avviene una volta tanto e poi si torna alle antiche cure, la politica politicante, i gossip dei partiti. Che sono resoconti pieni di verve, perfino interessanti, ma non incidono sulle nostre tasche come i costi della politica.
Se l’informazione fosse tosta e tenace, i risultati sarebbero, insomma, diversi.
Lo stato dell’arte, tuttavia, suggerisce alcune considerazioni, assai importanti per chi si vuole fare davvero un’opinione su questa drittata dei Palazzi che conservano il diritto alla riservatezza in un mondo che mette al primo posto il diritto di informare.
La prima considerazione riguarda il collegamento, stretto e costante, fra i cosiddetti scandali e l’assenza di trasparenza. Quando arrivano i grandi titoli sui giornali a causa di uno scandalo, una indagine della Procura della Repubblica, con coinvolgimento di pezzi grossi, i cittadini si destano, come se sentissero la fanfara dei bersaglieri. Giusto, è vene che sia così. Ma non fanno una grinza di fronte ad una costante negazione del diritto di sapere come si spendono i loro soldi. E qui fanno male, perché se ci fosse più informazioni, ci sarebbero meno ruberie e meno scandali. La consuetudine alla “riservatezza” rende più facile l’illegalità e rappresenta una tentazione forte a fare ciò che si vuole senza tenere conto degli interessi della collettività. Il timore di essere giudicati negativamente, infatti, rappresenta un forte deterrente.
Per questa ragione il diritto d’informare è anche un dovere d’informare.
Altra considerazione. In ballo non ci sono solo i privilegi dei parlamentari, ma anche quelli di coloro che collaborano con i parlamentari, cioè la burocrazia dorata, quella dei Palazzi che trae gran vantaggio dallo stare acconto ai deputati nazionale e regionale ed ai senatori. In qualche caso sono proprio i funzionari a suggerire ciò che è meglio fare per ottenere di più. Sono loro che s’inventano i privilegi e consigliano “per il meglio”. Agiscono in simbiosi.
Tornando in Sicilia, all’Assemblea regionale siciliana, pensate che quel regolamento dell’inaccessibilità sia venuto da un’idea del consiglio di Presidenza o del Presidenza. Non ci crederemmo nemmeno se lo vedessimo con i nostri occhi. C’è chi prepara la “pietanza” e la porta per l’assaggio al Capo, questi l’annusa appena e avendo un olfatto abituato, cala la testa. E’ sicuro che non può che essere buona.
Avete capito l’antifona, vero?
 
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Anonimo 09 aprile :47

 Mi pare che una nuova legge sulla trasparenza è stat appena approvata dall'ARS.

 

Mi chiedo: chi impedisce ad una Associazione di cittadini di costituirsi come parte legale in quanto parte lesa?  In questo caso,  avendo un interesse legittimo, ha il pieno diritto ad accedere agli atti relativi. 

 

Che ci dicono i nostri esperti legali in materia?

 

Enzo Coniglio

Anonimo 08 aprile :06

Ma perchè non li lasciamo lavorare in pace. In fondo anche straguadagnano e per il nostro bene, ormai siamo considerati grazie alla loro indefessa operatività ad essere considerata la SVIZZERA dell'italia. Ma se proprio siete scontenti anche di questo grande progresso e benessere che ci stanno elargendo, MANDIAMOLI A CASA. La Lega vuole diminuire i parlamentari nazionali, vogliamo la sicilia federale iniziamo da questo grande e sensato risparmio per lew nostre tasche eternamente bucate.

Anonimo 08 aprile :52

Ma se è proprio così e per la verità non solo non ho dubbi ma solo certezze a giudicare di cosa vedo, sento e leggo, come fà questo governo ad avere uno share del 62%? Sento che c'è qualcosa che non và. Al tempo della D.C. si sa i voti si compravanno letteralmente con buoni benzina, buoni alimentari e addirittura soldi. In un comune vicinissimo Palermo una famiglia di 5 persone pretese dall'allora candidato sindaco una Fiat 500. Non so se mi spiego.

Allora per tornare all'articolo: fintantocchè la gente avrà pane da mangiare e televisione da vedere potremo fare tutte le inchieste che vogliamo tanto non succederà nulla. La cosa più triste di tutta questa faccendo è che la gente non si indigna più ma aspira a diventare così come chi in questo momento ci sta "affamando".

Alessio Mazzacurati

Anonimo 08 aprile :36

Penso che se gli atti fossero fatti nella legalità,non ci sarebbe motivo di tacere su essi.La verità che non c'è alcun rispetto della legge:perchè non vengono pubblicati i curricula dei direttori generali esterni?Perchè,secondo la mie conoscenze,questi non hanno,in molti,i titoli....alcuni in questi giorni di occupazione di alcuni assessori,sembrano scomparsi.......non sono più indispensabili e tuttofare?La stampa parli un pò,ne guadagnerà in copie vendute! 

Anonimo 08 aprile :05

E' scandaloso!!!!

questo impenetrabile muro di OMERTA'. ma dimostrano solo che hanno tanto da nascondere.

Scandaloso per altro quanto appreso ieri al TG3 relativamente ai ,00 di euro di danno erariale che la Corte dei Conti ha imputato agli assessori alla sanità delle giunte "Cuffaro" per la questione relativa al 118 (acquisto autoambulanze e assunzione di ben 12 persone per ogni ambulanza......ma u malatu ci trasi!!!!!!) è scandaloso la presidenza dell'Assemblea Regionale non ha voluto fornire i nomi dei componenti della Commissione Sanità all'ARS anch'essi dichiarati dalla Corte dei Conti colpevoli di tale sperpero!!!!!

Solo una domanda? ma questi soldi chi li restituirà????? Si dovrebbe procedere anche in questo caso al sequestro o pignoramento dei beni dei deputati....ma forse questa legge non l'hanno mai approvata!!!!

sibilla

Anonimo 07 aprile :02

Vorrei fare un commento...scusatemi l'articolo è di domani!

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