Che cosa aveva fatto pensare che l’Assemblea potesse prendere in considerazione, altro che approvare, il disegno di legge di Giovanni Barbagallo, Pd, coriaceo sostenitore della riduzione dei deputati regionali? Niente per chi conosce l’Assemblea e i suoi residenti ed abbia qualche conoscenza della storia del mondo. Non c’è mai stato un parlamento che abbia fatto harakiri, perché avrebbe dovuto rompere questa tradizione il Parlamento regionale. Già la motivazione appariva balzana: risparmiare sei o sette milioni, una cifra che voltando pagina con le spese e molto, ma molto buonsenso, si può recuperare in breve tempo.
Non è che sia una passeggiata, per carità, ma nemmeno una missione impossibile; di sicuro è un traguardo raggiungibile mentre quello di tagliare i deputati no, non è raggiungibile.
Se cominciano con i tagli alle spese, magari c’è qualche anima bella che può prendere in esame la questione, ma in un contesto come il nostro nemmeno per sogno.
La Commissione affari istituzionali ha dato parere negativo. A favore del disegno di legge Barbagallo hanno votato solo i democratici. Non è che ci credessero, naturalmente, ma hanno voluto testimoniare la loro solidarietà, né più né meno. Avrebbero fatto malissimo a non testimoniarla, perché nonostante tutto è pur sempre un segnale di buona volontà, e visto che non “costa” niente, tanto vale darlo.
Perché qualcuno ci ha creduto?
Non lo sappiamo, non c’è ragione. Però sapete com’è, nel nostro mestiere si imitano le pecore, nessuno escluso. Che significa? Che si segue l’altro, come fanno appunto le pecore, fino a che la prima non si butta giù. A quel punto ci ricordiamo di non essere pecore. Ma non prima. Meglio che niente, naturalmente, ma non è una gran cosa. Si rinuncia a percorrere la strada dritta, a capire come vanno le cose.
A proposito della riduzione dei parlamentari dell’Ars, vale la pena di ricordare qualche evento recente. C’è stata una polemica sulla corsia privilegiata da dare alla proposta di legge elettorale firmata da centristi e democratici. Il presidente dell’Assemblea, Francesco Cascio, sostenne che il disegno di legge, che sulla carta dispone di una maggioranza in Aula, avrebbe potuto aspettare, non era affatto urgente e che, in ogni caso, il disegno di legge Barbagallo sulla riduzione dei deputati appariva più degno di passare avanti in Commissione.
Barbagallo, dopo avere sentito le parole di Cascio – è lui a dichiararlo – ha pensato che forse era la volta buona. Si è detto: se il presidente crede che sia più utile discutere il mio ddl, vuol dire che la pensa come me ed ha capito che ci sono le condizioni per esaminarlo ed approvarlo.
Noi abbiamo mantenuto un sano scetticismo, ma siamo stati gli unici a giudicare dall’enfasi con cui il punto di vista, determinato ed arcigno, del presidente dell’Ars è rimbalzato sulle cronache. Magari alcuni hanno pensato: Cascio vuole dare questa primogenitura all’Assemblea siciliana. Una lezione per Roma che discute da decenni della riduzione dei parlamentari senza mettere mano ad alcuna proposta di legge o riforma costituzionale che sia. Sarebbe stato un buon biglietto da visita per chi ambisce, legittimamente, ad una candidatura di prestigio come la Presidenza della Regione.
Niente, le cose non stavano affatto così. La proposta di modifica della legge elettorale, giudicata negativamente da Cascio, appare a questo punto l’unico buon motivo di una inattesa adesione alle proposte di Barbagallo.
Eppure questa storia, molto assembleare e siciliana, lascia l’amaro in bocca. Anche quando si è convinti che qualcosa di buono non può andare in porto, la sconfitta provoca dispiacere. Un piccolo dispiacere, resta il sapore di un’occasione sprecata.
L’invito, a questo punto, è di non demordere sull’obiettivo principale, che Barbagallo meritoriamente porta avanti, quello della buona amministrazione delle risorse. Cominci con le piccole cose, invece che caricarsi sulle spalle un macigno, come la riduzione dei deputati. E su quelle misuri le reali volontà del suoi colleghi.
Il parere negativo della Commissione non conclude l’iter. L’Aula potrebbe esaminare ugualmente la proposta di legge e non tenerne conto. Occorre però che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari decida di metterla all’ordine del giorno. Ma per quale ragione? Se i rappresentanti dei gruppi parlamentari in Commissione hanno votato secondo le indicazioni di partito (o gruppo), non c’è speranza, a meno che non si voglia immaginare un ammutinamento di deputati che votano contro se stessi “contro” i gruppi di appartenenza. Assurdo.
Bisogna solo ridurre lo stipendio, non il numero dei deputati per un semplice motivo: ridurre lo stipendio non comporta alcuna conseguenza negativa, ridurre il numero dei deputati certamente sì.
Ridurre il numero dei deputati comporta:
1. una gravissima distorsione democratica. Attualmente i 90 deputati sono eletti con una legge elettorale che fa perdere i resti dei collegi provinciali alle liste minori. Lo sbarramento introdotto recentemente del 5 % porta di fatto, nelle province minori, lo sbarramento a soglie del 10 % circa. In pratica il "ricambio elettorale" è precluso. Nelle piccole province per l'elettore è inutile votare per un partito che non sia dei primi due o tre. Quindi la scelta è obbligata. Per superare questo sbarramento formidabile bisogna quindi avere nelle province maggiori una percentuale così alta da vincere lo "scoraggiamento" delle liste minori nelle piccole province (in pratica anche lì circa il 10 %).
Riducendo il numero dei deputati a 70, questo sbarramento si alzerebbe ancora di più, trasformando l'Assemblea in una roccaforte oligarchica inespugnabile. E' questo che vogliamo? E' questo che serve alla Sicilia? Una casta ancor più blindata?!?
2. la Sicilia è una Regione a Statuto Speciale. Nelle Regioni a Statuto Speciale i deputati dovrebbero avere un carico di lavoro superiore che giustifica il numero leggermente più elevato di essi, rispetto alle altre regioni (il confronto tra il numero di deputati della Sicilia e quelli della Lombardia è pretestuoso: il confronto andrebbe fatto con le altre regioni a Statuto Speciale; la Sardegna ha 80 deputati, l'11% in meno della Sicilia, pur avendo il 70% in meno di popolazione!). Il fatto che gli attuali deputati questo lavoro non lo svolgono o non lo svolgono bene, non è sufficiente per ridurre il numero di essi.
Ridurre lo stipendio, anziché il numero, non comporta nessuno di questi svantaggi, né altri (se non quello economico... per i deputati!)
lo stipendio di un deputato .. considerato quanto lavora, dovrebbe essere pari a quello di un PIP ... al limite gli riconoscerei la 13esima...
il resto dei giochini politici e delle altre menate... se le paghino loro; ma cosi',nessuno sarebbe piu' interessato a fare politica...
dai, sono 4 ladroni, ma veramente qualcuno ha creduto alla riduzione dei parlamentari?..
ci prendono per il culo tutti i giorni, ma non siamo dei fessi ..
"bisogna solo ridurre lo stipendio, non il numero dei deputati!!!"
Bisogna solo ridurre lo stipendio, non il numero dei deputati per un semplice motivo: ridurre lo stipendio non comporta alcuna conseguenza negativa, ridurre il numero dei deputati certamente sì.
Ridurre il numero dei deputati comporta:
1. una gravissima distorsione democratica. Attualmente i 90 deputati sono eletti con una legge elettorale che fa perdere i resti dei collegi provinciali alle liste minori. Lo sbarramento introdotto recentemente del 5 % porta di fatto, nelle province minori, lo sbarramento a soglie del 10 % circa. In pratica il "ricambio elettorale" è precluso. Nelle piccole province per l'elettore è inutile votare per un partito che non sia dei primi due o tre. Quindi la scelta è obbligata. Per superare questo sbarramento formidabile bisogna quindi avere nelle province maggiori una percentuale così alta da vincere lo "scoraggiamento" delle liste minori nelle piccole province (in pratica anche lì circa il 10 %).
Riducendo il numero dei deputati a 70, questo sbarramento si alzerebbe ancora di più, trasformando l'Assemblea in una roccaforte oligarchica inespugnabile. E' questo che vogliamo? E' questo che serve alla Sicilia? Una casta ancor più blindata?!?
2. la Sicilia è una Regione a Statuto Speciale. Nelle Regioni a Statuto Speciale i deputati dovrebbero avere un carico di lavoro superiore che giustifica il numero leggermente più elevato di essi, rispetto alle altre regioni (il confronto tra il numero di deputati della Sicilia e quelli della Lombardia è pretestuoso: il confronto andrebbe fatto con le altre regioni a Statuto Speciale; la Sardegna ha 80 deputati, l'11% in meno della Sicilia, pur avendo il 70% in meno di popolazione!). Il fatto che gli attuali deputati questo lavoro non lo svolgono o non lo svolgono bene, non è sufficiente per ridurre il numero di essi.
Ridurre lo stipendio, anziché il numero, non comporta nessuno di questi svantaggi, né altri (se non quello economico... per i deputati!)
Il PD è a favore soltanto perchè sicuro che la proposta non passa.
"Dai loro frutti li riconoscerete"
babbi, menomale che non è passata!
bisogna solo ridurre lo stipendio, non il numero dei deputati!!!
"bisogna solo ridurre lo stipendio, non il numero dei deputati!!!"
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