Figlia in coma, al padre l’ingrato compito di staccare la spina

0
12
Condividi su Facebook
Tweet su Twitter


Want create site? Find Free WordPress Themes and plugins.

Negli ultimi mesi abbiamo sentito molto parlare di Alfie Evans il bimbo inglese affetto da una malattia incurabile, morto dopo avergli staccato la spina contro il volere dei suoi genitori. In Italia, il 15 dicembre 2017 è entrata in vigore la legge sul Biotestamento, ma non all’eutanasia sembra ancora uno scoglio insormontabile, un tema scottante o difficile da affrontare.  Non sono bastati gli appelli dell’associazione Luca Coscioni, oggetto di un processo, ne quelli dei familiari chiamati a dividersi tra il dolore e la triste realtà di non poter scegliere. “Attualmente – spiega l’Associazione Luca Coscioni – in Italia l’eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. Al contrario, la sospensione delle cure – intesa come eutanasia passiva – costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione in base al quale: ‘Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana’”.

Si pensava che dopo il caso di Dj Fabo, morto in una clinica Svizzera, in Italia la questione sarebbe stata risolta. E invece no, un altro caso di cronaca, un altro caso  pronto a far discutere, sacerdoti, medici, esperti di bioetica.

Una donna ricoverata da mesi all’ospedale Baggiovara di Modena,con una diagnosi che sembra non lasciare scampo: «Emorragia subaracnoidea da rottura aneurisma di arteria comunicante posteriore», come recita il referto medico citato nel decreto del giudice.

Il giudice civile Roberto Masoni ha incaricato il padre, in qualità di amministratore di sostegno, di decidere riguardo alle cure sanitarie da prestare alla figlia e alla gestione del suo patrimonio. La donna non ha lasciato il proprio testamento biologico e sarà quindi il genitore a scegliere nel «miglior interesse» della figlia quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare. A differenza di Alfie, morto per volere di terzi, sarà il padre a decidere per lei, in base a quello che la donna ha detto o fatto sapere in passato, quando ancora era in grado di farlo.

Il padre, 74enne, dovrà provvedere agli aspetti economici e decidere se continuare o no ad accettare le cure per sua figlia.

Did you find apk for android? You can find new Free Android Games and apps.


LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome:

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.