Quando si prevengono le malattie, la vita si allunga. In Italia si sono fatti passi avanti importanti su mali una volta incurabili, come i tumori, e le malatie croniche, talvolta invalidanti, come il diabete e l’ipertensione. E questi passi asvanti ci sono stati laddove la sanità funziona meglio, i servizi sono efficenti e la prevenzione efficace.
Lo dimostra il calo del 20%, in 12 anni, dei tassi di mortalità precoce per queste cause. La “mappa” della prevenzione consegna il Sud all’ultimo posto, come ci ricorda il Rapporto Osservasalute (2017), pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede all’Università Cattolica di Roma. Nel Sud l’aspettativa di vita si riduce, con la Campania fanalino di coda.
«Le differenze a livello territoriale della mortalità precoce sono evidenti e non si sono colmate con il passare degli anni, anzi la distanza tra Nord e Mezzogiorno è aumentata», sostiene Osservasalute: «Nel 2015, la provincia autonoma di Trento ha presentato il valore più basso (195,6 per 10mila abitanti), mentre la Campania quello più alto (297,3 per 10 mila), con un tasso del 22% più alto di quello nazionale e del 14% circa più delle altre regioni del Mezzogiorno. La Campania, quindi, come per la speranza di vita, risulta distaccata dalle altre regioni».
Accanto a Trento, vantano la mortalità precoce più bassa l’Umbria (204,7 per 10 mila abitanti), l’Emilia Romagna (205,8) e il Veneto (206,9). Dall’altra parte della barricata, oltre alla Campania, troviamo la Sicilia (254,7) e la Sardegna (249,2). Il Lazio presenta un tasso abbastanza alto, pari a 245,3, più vicino al Sud che al Centro.
Al 2017, dai dati provvisori, la speranza di vita alla nascita è pari a 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne. Dal 2013 gli uomini hanno guadagnato 0,8 anni, mentre le donne 0,3. Per entrambi i sessi la provincia autonoma di Trento conquista il primo posto quanto al tasso della maggiore longevità.