Il governatore ci riprova: il voto  segreto all’ARS va abolito

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(essepì) Nello Musumeci vuole l’abolizione del voto segreto. Non è la prima volta che batte questo chiodo senza essere ascoltato. E’ come parlare ai sordi. L’abolizione del voto segreto è una rivoluzione nella democrazia parlamentare. Uno strumento di libertà per alcuni, di corruzione politica per altri.

Le sensibilità favorevoli alla sua abolizione si trovano quasi esclusivamente nelle stanze del governo, il dissenso in  larghe frange del Parlamento, soprattutto, ma non solo, all’opposizione.

Senza il voto segreto non ci sarebbero cecchini e franchi tiratori, il deputato dovrebbe far conoscere pubblicamente la sua scelta, accettandone le conseguenze. Disattendendo la decisione del partito, l’espressione del dissenso verrebbe inevitabilmente punita. L’opposizione, qualunque sia il suo colore, verrebbe privata della sua arma “segreta”. Nessun accordo sotto banco, nessun agguato, ma una espressione di volontà eticamente ineccepibile.

Ma il rovescio della medaglia c’è: abolendo il voto segreto il vincolo di mandato, escluso dalla Costituzione, ne trarrebbe vantaggio. I partiti potrebbero esercitare un potere incondizionato sui parlamentari che oggi rispondono agli elettori, e solo ad essi, delle loro scelte.

I regolamenti parlamentari hanno finora privilegiato la libertà di scelta dei deputati, pur accogliendo alcune restrizioni. Qualcosa poi è cambiata: il voto segreto era ammesso in molte circostanze, oggi questa possibilità si è ristretta. Quando si vota per le persone, il voto segreto è rimasto obbligatorio, così come le volte in cui esso viene richiesto da alcuni deputati.

Le manifestazioni di voto nei parlamenti, quindi anche all’Ars,sono oggetto di norme che viste dall’esterno sembrano delle incongruenze, ma in realtà rispondono ai bisogni dell’attività parlamentare, come nel caso della maggioranza presunta. La presidenza dell’Ars consente la prosecuzione dei lavori anche in assenza della maggioranza dei deputati in Aula se non c’è alcun parlamentare che chiede la conta dei presenti. La richiesta deve essere fatta da almeno cinque deputati. Lo scopo della presunzione è evitare l’ostruzionismo e agevolare l’attività parlamentare.

Il voto segreto, invece, avvantaggia l’attività del singolo deputato, il quale può sottrarsi alla disciplina del partito grazie a ad esso.

Che l’appello di Musumeci rimanga inascoltato è, dunque, assai probabile. Dovrebbe venire dall’opposizione questa volontà, non dal governo, interessato a strappare il segreto ai suoi “nemici”.

 

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