(Francesco Palazzo- da FB) Il PD è chiamato, oggi più di ieri, alla politica, non ad entrare in estenuanti, consuete e interminabili sedute di autoanalisi collettiva. Tipo chi siamo, da dove veniamo e a che ora torniamo. Da quando è nata, questa formazione politica è stata al centro della politica italiana. Nella legislatura appena conclusa ha messo in campo decise azioni su vari campi, sbagliando alcune cose come fa chi si spende oltre le parole, come molta sinistra parolaia, ma facendo fare al paese passi in avanti.
Se si ritira nell’Aventino adesso, dimostra per prima di non credere nelle cose positive, tante, che ha fatto nella politica italiana dalla sua nascita. Una tornata elettorale non è la madre di tutte le battaglie o la fine di tutto. Dalle urne escono fuori sconfitte, vittorie e situazioni di stallo, come quella in cui si trova il paese dopo il voto.
Del resto, ovunque, in Europa e nel mondo il riformismo non va a gonfie vele, anzi è proprio in forte crisi. Colpevolizzarsi troppo, sino allo sfinimento, perché in questo frangente è successo anche in Italia non serve a nulla. I due contenitori, centrodestra e cinque stelle, che oggi accolgono quasi il 70% del consenso sono soltanto dei depositi provvisori di scontento e paure. E certo pure di attese e politica. Ed è su questo campo che occorre attivamente rimanere. In quello della politica. Un Partito Democratico ripiegato a muso duro e intristito dentro il proprio guscio non serve a molto. Non serve a nulla. Né al paese né a se stesso. Non doveva inaugurarsi, proprio in questo momento, un’ennesima fase congressuale. Come se la precedente, e quelle pregresse, si fossero mai concluse.
Ecco, l’Italia non ha bisogno di un riformismo sempre in terapia intensiva. Costantemente sull’orlo del baratro perché deve perennemente e parallelamente affrontare periodi di auto osservazione e di lotte interne. Quello che fa male e che predispone alle sconfitte è proprio questo modo d’essere.
I voti, come i soldi, vanno e vengono. Ma un partito che rinuncia alla politica per entrare, per l’ennesima volta, in corsia al fine di sottoporsi a tac, radiografie ed esami del sangue, in un momento delicato come questo, rischia davvero di scomparire appresso ai propri fantasmi. E non renderebbe un buon servizio all’Italia. Che ha bisogno di un partito riformista vero, e il PD lo è, che non si rinchiuda dentro le stanze dell’immobilismo e dell’afasia per trovare la pietra filosofale della politica.